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L'OBIETTIVO
Eppure il Napoli ha avuto più possesso palla, ha prodotto un maggior numero di attacchi, ha tirato di più, ha costretto il portiere avversario a interventi decisivi. Tutto vero, ma non era il solito Napoli, sembrava marciasse a un minor numero di giri del motore. Ci voleva più coraggio, ha pensato e detto Spalletti. Bisognava sfruttare meglio quegli spazi centrali che si potevano attaccare. L'Inter non lo ha fatto. Il punto ora è capire se per paura, come pensa il suo allenatore, oppure perché in realtà non è in grado di farlo. Da qui passa il discrimine fra una squadra che ancora può crescere, e quindi competere anche per il titolo, e una in lotta per terminare fra le prime quattro. L'Inter di oggi è una formazione solida, nemmeno lontana parente da quella dissipatrice del campionato scorso. Spalletti le ha dato una quadratura che non aveva. La difesa è sempre attenta e ben protetta. Un po' meno convincente la fase offensiva: non ci sono meccanismi di pressing collaudati, il recupero palla avviene molto indietro e quindi la manovra diventa troppo elaborata, se non riescono subito le percussioni o le imbucate centrali, unica possibilità quando, come al San Paolo, gli esterni, Candreva e Perisic, sono più preoccupati di proteggere i terzini, non all'altezza, che di sostenere gli attacchi. Icardi è il fulcro del gioco, in realtà dipende tutto da lui, nel bene e nel male. Riesce a trasformare in oro ogni pallone che tocca, soprattutto in area, ma ne tocca troppo pochi. Se il baricentro della squadra è basso, come a Napoli, lui resta troppo alto, disconnesso dai compagni. Il suo posizionamento non aiuta. Ma l'impressione è che, nelle partite più impegnative, non aiuti neppure il sistema di gioco prediletto da Spalletti.
L'ATTACCO
Il centrocampista incursore, cioè il falso trequartista, nell'organico dell'Inter non c'è: Borja Valero, maestro di calcio, è un metronomo, non uno che gioca a strappi e si butta dentro; Joao Mario ha la gamba della mezzala, andrebbe meglio anche da esterno; Brozovic forse è quello che si avvicina di più all'idea dell'allenatore, ma è più tecnico che fisico. Forse Spalletti potrebbe provare a cambiare, magari utilizzando un altro attaccante alle spalle di Icardi, in modo da dargli sostegno e accorciare la squadra. Ma la rosa nerazzurra è limitata, le alternative ridotte, figuriamoci se si dovesse fermare Icardi. Resta il vantaggio di non giocare le Coppe. Sempre che lo sia. L'Europa prosciuga le energie, ma aumenta le conoscenze.
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Il Messaggero