Sono passati 10 anni, era il 22 maggio 2010, da una delle più grandi imprese della storia del calcio. Da quella calda sera di Madrid, quando al Santiago Bernabeu...
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L’INIZIO DEL SOGNO
Nell’estate 2009 furono ceduti Ibrahimovic, Crespo, Maxwell e Figo. Sbarcarono alla Pinetina Eto’o, Lucio, Sneijder, Milito e Thiago Motta. Dal quel momento, Mou iniziò a costruire l’impresa. Sacrificio, empatia, appartenenza, fatica, dedizione, coraggio. Le parole magiche che trasformarono quel gruppo in una delle squadre italiane più forti di tutti i tempi. Perché va bene vincere titoli nazionali, ma è la conquista della Champions a farti entrare nella leggenda. Legge non scritta che la città di Milano, negli ultimi 20 anni aveva conosciuto grazie ai colori rossoneri. Ma l’Inter di Mourinho decise di imprimere il proprio marchio in un’era. Certo, forse il gioco non fu dei migliori, ma a rendere vincente il cammino dei nerazzurri fu quella maniacale attenzione ai dettagli del tecnico portoghese. Un po’ come Helenio Herrera, l’allenatore delle due storiche Coppe dei Campioni del 1964 e del 1965, quando il presidente di quella squadra era Angelo Moratti, il padre di Massimo. Una chiusura del cerchio, a rendere più romantico quanto fatto dai nerazzurri a Madrid, un decennio fa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero