L’Inghilterra scatta e si ferma. Pensa e ripensa. Dopo aver chiuso un po’ tutto, prova a ripartire timidamente con qualche sport ma, giorno dopo giorno, sbuca qualche...
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CAPITAN RIFIUTO
Klopp si schiera nel mezzo. «I nostri centri sportivi sono sicuri, nessuno potrà infettarsi. Ci sono cose peggiori nella vita rispetto alla mancata vittoria di un campionato. Molte persone hanno problemi economici e di salute, altri sono morte. La cosa più importante al momento era affrontare questa crisi, cancellare il campionato sarebbe stato tuttavia ingiusto», ha concluso. C’è anche chi, come il capitano del Watford, Troy Deeney, che si rifiuta di allenarsi. «Basta una persona infetta all’interno del gruppo: mio figlio di 5 mesi ha difficoltà respiratorie e non voglio metterlo in pericolo. Io non mi alleno». Comunque il baraccone cerca di andare avanti, tra favorevoli e contrari. Le squadre si allenano rispettando le norme di distanziamento sociale e una serie di precauzioni igienico-sanitarie. Il lavoro dei club inglesi, come già è avvenuto in Italia, sarà sottoposto al controllo da parte degli ispettori federali, che dovranno vigilirare e garantire il rispetto del protocollo (allenamenti massimo 75 minuti). La data per la ripartenza è ipotizzata per il 19 giugno, i club devono ancora accordarsi sulla quarantena che i giocatori dovranno osservare prima di tornare in campo. Si spinge per tenerli due settimane in isolamento prima della ripresa del campionato, una quarantena decisamente più lunga rispetto ai sette giorni fissati dalla Bundes. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero