Quarant’anni fa Adriano Panatta era il re di Roma. Quel 1976 è stato, per il tennista romano, il momento più intenso della carriera: dopo gli Internazionali,...
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Adriano, cos’è cambiato rispetto al 1976?
«Che sono più vecchio, purtroppo».
Va bene, il tempo passa per tutti. Ma nel tennis, soprattutto in quello di casa nostra?
«E’ difficile fare paragoni, soprattutto perché rispetto alla mia parliamo di epoche diverse. E nello sport è sempre complicato. E’ un po’ come dire: chi è più bravo, Rivera o Totti?».
Agli Internazionali i nostri giocatori sono usciti prestissimo di scena, compreso Fognini.
«Purtroppo guardiamo questo perché è Roma e, quindi, abbiamo un’attenzione diversa per i nostri. Fognini è un ottimo giocatore anche se manca di continuità e ha poco equilibrio. Ma tecnicamente è bravo».
Adriano, i nostri sono usciti tutti…
«Gli altri che hanno giocato al Foro Italico non erano tanto piccoli e hanno giocato contro giocatori forti».
Ma i giovani, le nuove leve, ci sono?
«Dietro mi dicono che non c’è molto. Io non ho visto diciottenni o ventenni in gradi di fare intravedere il campione del futuro. Ecco il problema: ci mancano i ricambi».
Al femminile le cose non sembrano andare meglio, vero?
«E’ così, in un settore dove negli ultimi anni il tennis italiano ha fatto meglio rispetto agli uomini. Flavia Pennetta si è ritirata, Francesca Schiavone quasi, Sara Errani non è al meglio e Roberta Vinci sta per chiudere. La speranza è Camila Giorgi che non c’era perché infortunata».
Il Foro è casa sua. Sta seguendo gli Internazionali?
«Guardo un po’ la televisione, qualche partita. Ma da casa».
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Il Messaggero