Una "maestra" al Giro, Letizia Brufani: «Ai ragazzi dico di stare meno sui social e più sulla bici»

Una "maestra" al Giro, Letizia Brufani porta la bicicletta in classe
Quando la maestra è entrata in classe con una bicicletta, i piccoli alunni di Foligno sono rimasti a bocca aperta. Letizia Brufani, classe 2002, non aveva bisogno di...

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Quando la maestra è entrata in classe con una bicicletta, i piccoli alunni di Foligno sono rimasti a bocca aperta. Letizia Brufani, classe 2002, non aveva bisogno di registri o mappamondi. Lei, insegnante di sport, ha scelto il suo strumento di lavoro per spiegare la bellezza del ciclismo: «Anche se io non sono una di tante parole»

Eppure pare che qualche bambino tu l'hai convinto
«Così mi hanno detto. Qualche anno fa il Coni promuoveva un progetto in Umbria, "Campioni in cattedra". Agli sportivi veniva chiesto di andare nelle scuole, dalle elementari fino alla terza media, raccontare le proprie esperienze e spiegare ai bambini cosa significa questo sport»

E come è andata
«Come le dicevo sono abbastanza riservata come ragazza ma quell'esperienza mi ha appassionato tirando fuori alcuni lati di me che non conoscevo. Per diverse lezioni ho spiegato come è nata la mia passione, come funziona la bicicletta con alcune dimostrazioni pratiche. Per esempio come scendevo e risalivo in sella al volo, un piccolo aneddoto che ha appassionato i bambini»

La racconti anche a noi la tua storia?
«I miei genitori vanno in bicicletta, sono entrambi ciclisti. Mia madre Monia, di Spello, e mio padre Luca, di Assisi, mi hanno fatto innamorare di questo sport che ho iniziato a praticare dall'età di sei anni. D'estate facevo ciclismo, d'inverno mi dedicavo ad altre attività come la ginnastica artistica. A casa si parla solo di ciclismo e, se devo dire la verità, è mia madre la vera "direttrice sportiva". Tra l'altro lo è ufficialmente, di terzo livello, e poi mi ha sempre allenato. Hanno creato una squadra per farmi correre e avere un gruppo con il quale promuovere il ciclismo»

Letizia Brufani da piccola durante una gara

Sentiamo una vocina: "Sarà stata la cocca di mamma..."
«Mia madre era molto più severa con me che con le altre. Ma questo mi è servito, i suoi insegnamenti sono stati preziosi e li ritrovo anche oggi. Soprattutto nella guidabilità del mezzo. Lei mi faceva fare sempre le gincane e adesso ne trovo giovamento».

E degli insegnamenti ai bambini?
«Dopo quell'esperienza posso dire che servirebbe vedere di più gli sportivi in aula, il nostro messaggio è un'ispirazione per i bambini. Anche le stesse insegnanti dovrebbero far vedere video e parlare di sport, sarebbe uno stimolo per i ragazzi».

Non basta vedere le clip e le foto sui social?
«Non ho nulla in contrario, anche io sto sui social nonostante non abbia tanto tempo a disposizione. Purtroppo però vedo molti coetanei che passano molto ore davanti al telefono o restano a casa a non fare niente. Non è bello vedere queste cose, uscire, camminare, andare in bici o in piscina farebbe riscoprire la bellezza del movimento fisico. E del rapporto con l'ambiente».

E poi lo sport aiuta a viaggiare


«Con la Bepink sto avendo una grande opportunità, viaggio all'estero e mi confronto con le atlete straniere. Al Giro Donne mi sto divertendo, spero di arrivare più in alto possibile» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero