Formula 1, la McLaren organizza egames per trovare simulatore

Formula 1, la McLaren organizza egames per trovare simulatore
Più veloce sui circuiti virtuali, per tornare a vincere in pista: tra scommessa e provocazione, ma soprattutto abile strategia di marketing, la McLaren cavalca...

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Più veloce sui circuiti virtuali, per tornare a vincere in pista: tra scommessa e provocazione, ma soprattutto abile strategia di marketing, la McLaren cavalca l'inarrestabile successo degli eGames organizzando un campionato virtuale di F1. In palio, un contratto di un anno come simulatore della stessa scuderia inglese. E poco importa che tra gli ultimi 12 concorrenti rimasti, ci sia anche chi non ha mai guidato una vera automobile. L'importante è il cronometro virtuale, che valorizza i più abili smanettoni. La sfida lanciata dalla McLaren è trovare un campione della console per andare più veloce nelle gare reali. Appuntamento questo fine settimana nel quartier generale di Woking, dove andranno in scena le finali del «Wolrd's Fastest Gamer». Una competizione che ha attratto anche una piccola star del mondo degli eGames, il 23enne olandese Bono Huis, che solo lo scorso gennaio ha guadagnato 200mila dollari imponendosi in un evento simile, ma riservato alla serie virtuale di Formula E. Tra i concorrenti anche un dottore danese, e un padre francese, David Le Garff, che sarà accompagnato a Woking dai due figli. A rappresentare il Regno Unito ci penserà Harry Jacks, un dipendente ministeriale, che non ha mai avuto un'automobile. Dettagli trascurabili per la McLaren, che rivendica la serietà del suo casting.


Alla ricerca di una nuova figura professionale, in grado di offrire nuove idee e punti di vista inediti per lo sviluppo della prossima monoposto. «Crediamo moltissimo negli eSports - ha spiegato il direttore generale McLaren, Zak Brown -. Per noi, sia a livello di marketing che di sviluppo tecnologico, è un asset importante». Se anche la F1 ha lanciato il suo primo campionato mondiale virtuale, l'approccio McLaren è più ambizioso. I giocatori sono studiati e seguiti anche a livello fisico e mentale, mentre vengono testati sui circuiti più disparati, da Indianapolis a Interlagos. L'iniziativa McLaren si ispira a quanto già fatto dalla Nissan con Darren Cox, che ha portato i migliori piloti di computer in pista. «L'età media dei tifosi degli sport automobilistici e della F1 sta salendo di anno in anno - la considerazione di Cox -. Noi dobbiamo aprirci ai più giovani e valorizzare i loro interessi». Manca però una donna nella selezione finale. Una lacuna grave, ma destinata - assicurano gli organizzatori - ad essere colmata al più presto. «Come per qualsiasi sport è una questione di tempo dedicato agli allenamenti - ha precisato Cox -. I migliori stanno davanti allo schermo anche otto ore per sei giorni la settimana. In questo momento non ci sono donne con altrettanta dedizione».
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Il Messaggero