Ferrari, la fragilità di Vettel e i troppi rischi corsi dal team alla base del flop

Ferrari, la fragilità di Vettel e i troppi rischi corsi dal team alla base del flop
Il Gran Premio d’Inghilterra del 6 luglio scorso, a Silverstone, sembrava aver segnato il punto della svolta per la Ferrari. Dopo un inizio di stagione strepitoso di Vettel,...

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Il Gran Premio d’Inghilterra del 6 luglio scorso, a Silverstone, sembrava aver segnato il punto della svolta per la Ferrari. Dopo un inizio di stagione strepitoso di Vettel, con le due vittorie consecutive in Australia e in Bahrain, la sfida con Hamilton si era progressivamente ribaltata con il recupero del pilota inglese e la scalata alla vetta della classifica piloti. Sulla pista di casa di Lewis, Sebastian aveva messo in atto un sorpasso, apparentemente decisivo, con un successo pieno per mettere in fuga la Ferrari (287 a 267 fra i Costruttori) e se stesso (171 a 163). Giorni di gloria per il Cavallino e in molti a dire che ormai la rossa SF71H aveva raggiunto e superato le “stelle d’argento” nelle prestazioni e che la monoposto italiana da quel momento in avanti avrebbe fatto mangiare la polvere alla F1 W09. Illusione.


RITORNO ALLA REALTÀ
Da quel momento, a parte l’intermezzo di Spa subito dopo la sosta estiva, quando Vettel colse la sua quinta vittoria stagionale, Hamilton si è però imposto sei volte, raggiungendo in totale nove primi posti su 17 gare disputate, sino a quella di ieri in Giappone che ha fatto lievitare a 67 punti il vantaggio sul tedesco. Cos’è successo in questi ultimi due mesi? La tragica scomparsa di Sergio Marchionne il 25 luglio può aver avuto un suo peso come contraccolpo psicologico sulla squadra. Ma i motivi della situazione che si è venuta a creare sono altri. In primis gli errori di Vettel, anzi soprattutto “l’errore” del tedesco, quando scivolando sull’asfalto bagnato in Germania finì fuori pista mentre si trovava in testa alla gara a pochi giri dal termine.

LA PRESSIONE

Quell’episodio ha avuto due conseguenze gravi, oltre la perdita di punti: la pressione, cresciuta sul pilota e sulla squadra,, e la necessità di rischiare di più per tentare la rimonta in classifica. Seb ha mostrato una fragilità inaspettata da un quattro volte campione del mondo. La Ferrari da parte sua ha cercato di accelerare lo sviluppo della macchina. C’è stato qualche piccolo miglioramento sotto alcuni aspetti, ma anche scelte che non si sono rivelate azzeccate. La verità, tuttavia, è anche un’altra. Sono stati la Mercedes e Hamilton a fare la differenza. La squadra tedesca, in poco tempo ha trovato il modo di usare meglio le gomme, fattore importantissimo; ha modificato la sospensione posteriore per incrementare la trazione, ha adottato soluzioni aerodinamiche più adatte a ogni tipo di circuito. Risultato finale: con una monoposto così competitiva Lewis, in forma strepitosa, ha potuto mettere in pista tutto il suo talento. Anche con l’appoggio del team che ha usato Bottas per aiutare il compagno di squadra, mentre Raikkonen alla Ferrari non è mai riuscito a portare via punti pesanti ai rivali. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero