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Siccome non tutti i supereroi indossano un mantello, Romain Grosjean, uomo di kevlar e fibra di carbonio, ha voluto svegliarci dal torpore invernale direttamente cambiando la foto profilo su tutti i suoi ingolfatissimi social. Così, da ieri, lì in alto a sinistra, possiamo tutti apprezzare un’immagine di Romain che – sotto la tutona della Haas – indossa ovviamente il costume con la S di Superman. Ma visto che è un essere speciale, ora Grosjean si è anche messo in testa di correre tra 10 giorni ad Abu Dhabi per la sua ultima apparizione in Formula 1 con la Haas. Avete letto bene. È ancora in ospedale con le manone fasciate per le ustioni dopo aver passeggiato all’inferno (impatto a 211 km/h e decelerazione terrificante di 53 g), e già pensa a tornare in pista. Per intanto Romain deve accontentarsi dei panni di Clark Kent; e a gareggiare al suo posto, tra quattro giorni ancora a Sakhir (stesso circuito ma tracciato cambiato), sarà il giovanissimo Pietro Fittipaldi. Il cognome non vi suonerà nuovo: e infatti il piccolo grande Pietro, 24 anni e 5 mesi, è per l’esattezza il nipote del mitico Emerson Fittipaldi, brasiliano campione del mondo di F1 nel 1972 su Lotus e nel ‘74 su McLaren. Benché portatore di un cognome pericolosamente ingombrante, Pietro, nato a Miami, ha attraversato le paludi della gavetta misurandosi con tutto il ventaglio possibile delle corse: dal kart alla Nascar, dalla Formula 4 all’Endurance, dalla Formula E all’IndyCar. Poi il lungimirante Haas F1 Team ha fiutato il potenziale e ha deciso di promuoverlo come terzo pilota e collaudatore. Ed eccolo pronto adesso a ricevere in prestito la VF-20 con power unit Ferrari.
LA TELENOVELA
Ci mette al corrente il sito ufficiale della Formula 1 del fatto che «nessun’altra famiglia ha prodotto tanti piloti di F1» come la famiglia Fittipaldi.
IERI, OGGI E DOMANI
Si può facilmente intuire, anche dopo lettura sommaria, che i Fittipaldi c’erano ieri, ci sono oggi e ci saranno domani. Wilson Fittipaldi, ad esempio, è il fratello di Emerson e ha quasi 77 anni. Lo ricorderete, forse, perché tra il ‘72 e il ‘75 apparve in Formula 1 alla guida di una decadente Brabham – in precedenza in versione molto vincente. In due stagioni, infatti, Wilson raccolse tre punti. Nel ‘75 però si imbarcò in una scomposta e improvvisata avventura con il fratello Emerson, fondando la scuderia (di F1) Fittipaldi Automotive, che peraltro a più riprese dovette mutare pure il nome. Miglior risultato ottenuto: un settimo posto in classifica. Non è tutto, ci mancherebbe. Figlio di Wilson è del resto Christian Fittipaldi, classe ‘71, che nelle annate comprese tra il 1992 e il ‘94 si ritrovò a sorpresa fra le mani il volante della Minardi e della Arrows. Più ritiratosi che avvistato mentre tagliava il traguardo, Christian, bisogna dirlo, riuscì a conquistare anche il quarto posto in tre Gran Premi. Una volta fu pure squalificato: al Gp del Canada del ‘94 arrivò sesto, ma fu appunto implacabilmente punito perché la sua Arrows era misteriosamente troppo leggera. Dimenticati i cupi episodi, la famiglia ora si affida ai giovani: al piccolo Emerson Junior, a Pietro pronto al debutto con la Haas e al fratellino Enzo Fittipaldi (è l’ultimo, per ora). Emerson Jr, a 13 anni, tra l’altro, è il loro zio. E che cosa combina il 19enne Enzo nella vita? Ma il pilota, è ovvio. È già sbarcato nella Ferrari Driver Academy e corre in Formula 3 con la Hwa. Dopotutto, ci raccontano le biografie, «ha cominciato a correre a quattro anni». Nuovi supereroi crescono. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero