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Individuare un centro unico per i tamponi è diventata una priorità. Ieri prima del consiglio federale ne hanno parlato a lungo il numero uno Figc Gabriele Gravina e il presidente della lega di A, Paolo Dal Pino. In mezzo c’è stato anche un confronto acceso con il laziale Claudio Lotito travolto dalla bufera tamponi. Il patron biancoceleste li identifica come nemici su diversi fronti. In particolare considera certi attacchi strumentali e figli delle sue posizioni. In primis quella legata ai fondi d’investimento per la serie A. Idea diametralmente opposta a quella di Dal Pino e del presidente del Torino Urbano Cairo. Con quest’ultimo i rapporti sono ai minimi termini ormai da tempo. Ma c’è di più perché sullo sfondo ci sono anche le elezioni della Figc (15 marzo) e Lotito (il più bravo di tutti a spostare i voti) si sarebbe discostato da Gravina. Al di là dei retroscena politici in cui maturano alcune situazioni, quella del centro unico è una decisione che non può più essere rinviata. Lo stesso presidente Gravina lo ha fatto capire nella conferenza stampo seguita al Consiglio Federale: «Se la serie A non dovesse trovare una quadra ce ne faremo carico». Uno sconfinamento solo a parole. Il rapporto tra il presidente della Federcalcio e quello di A è idilliaco. Ogni Lega ha la sua indipendenza e intervenire in maniera coatta potrebbe essere un autogol. «L’abbiamo già proposto, ma è stato tutto rimandato al mittente. Ora sono contento che si vada in quella direzione. La nostra opinione è che sia quella giusta. Ci è stato detto che sarà fatta, l’auspicio è che ci sia una centralità da parte di tutte le Leghe» ha poi aggiunto.
PROTOCOLLO PIÙ RIGIDO
Quella del laboratorio unico è una esigenza nata non appena il calcio è uscito dal lockdown.
Il Messaggero