Tamponi, è scontro sul laboratorio unico

Tamponi, è scontro sul laboratorio unico
di Emiliano Bernardini
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Martedì 10 Novembre 2020, 07:30

 Individuare un centro unico per i tamponi è diventata una priorità. Ieri prima del consiglio federale ne hanno parlato a lungo il numero uno Figc Gabriele Gravina e il presidente della lega di A, Paolo Dal Pino. In mezzo c’è stato anche un confronto acceso con il laziale Claudio Lotito travolto dalla bufera tamponi. Il patron biancoceleste li identifica come nemici su diversi fronti. In particolare considera certi attacchi strumentali e figli delle sue posizioni. In primis quella legata ai fondi d’investimento per la serie A. Idea diametralmente opposta a quella di Dal Pino e del presidente del Torino Urbano Cairo. Con quest’ultimo i rapporti sono ai minimi termini ormai da tempo. Ma c’è di più perché sullo sfondo ci sono anche le elezioni della Figc (15 marzo) e Lotito (il più bravo di tutti a spostare i voti) si sarebbe discostato da Gravina. Al di là dei retroscena politici in cui maturano alcune situazioni, quella del centro unico è una decisione che non può più essere rinviata. Lo stesso presidente Gravina lo ha fatto capire nella conferenza stampo seguita al Consiglio Federale: «Se la serie A non dovesse trovare una quadra ce ne faremo carico». Uno sconfinamento solo a parole. Il rapporto tra il presidente della Federcalcio e quello di A è idilliaco. Ogni Lega ha la sua indipendenza e intervenire in maniera coatta potrebbe essere un autogol. «L’abbiamo già proposto, ma è stato tutto rimandato al mittente. Ora sono contento che si vada in quella direzione. La nostra opinione è che sia quella giusta. Ci è stato detto che sarà fatta, l’auspicio è che ci sia una centralità da parte di tutte le Leghe» ha poi aggiunto.
PROTOCOLLO PIÙ RIGIDO
Quella del laboratorio unico è una esigenza nata non appena il calcio è uscito dal lockdown. A marzo però la questione si arenò perché non c’erano laboratori attrezzati per garantire una mole così grande di analisi.

Ecco perché le 20 squadre di A si sono organizzate ognuna per conto proprio. E a parte Lazio e Spezia che processano i tamponi ad Avellino e Firenze, le altre hanno scelto tutti laboratori con sede nella regione di appartenenza. La Sampdoria ha un laboratorio a Torino che però è una seconda opzione in casi d’emergenza. Ora lo scenario è mutato e gli ultimi accadimenti hanno imposto la necessità di una sterzata. Nell’ultimo consiglio di Lega se ne è discusso senza però prendere una decisione. Due i laboratori individuati: SynLanb e FederLab (il migliore secondo Lotito). Il primo sponsorizza Genoa e Fiorentina e per alcuni presidenti rappresenta un conflitto. Una decisione dovrà essere presa e anche in fretta. La situazione della Lazio ha creato imbarazzo tra i vertici del calcio che temono un ritorno d’immagine negativo proprio in un momento molto complicato. «Come rendere il protocollo omogeneo? Basta leggerlo e applicarlo. Se qualcuno lo applica in maniera difforme poi viene deferito. Questo è già avvenuto in passato (rifermento a Juventus e Roma, ndr) e funziona anche in questo momento per la Lazio, anche se non spetta a me entrare nel merito dell’indagine. Il protocollo è uno dei più severi a livello internazionale. Nel nostro mondo il contagio è 0,5 per mille rispetto al 16-17% di altri paesi. È chiaro che non possiamo pretendere contagi zero», ha rimarcato il numero uno del calcio italiano. Dal Pino dal canto suo si è detto pronto ad inasprire il protocollo. «Firmo ad occhi chiusi» la risposta di Gravina. Il numero uno della serie A ne ha già discusso con il vertice della Federazione Medico Sportiva Italiana, Maurizio Casasco. L’idea è quella di implementare il numero dei tamponi e uniformarsi nel criterio di rilevazione al modello utilizzato dalla Uefa. 

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