Emiliano Martinez, chi è il portiere eroe dell'Argentina che ha neutralizzato i Bleus

Fino a giugno del 2020 Emiliano era il secondo dell'Arsenal, poi una trasferta a Brighton gli ha cambiato la vita

Emiliano Martinez era il secondo dell'Arsenal fino a due anni fa. Nel 2021 poi gli è cambiata la vita, un predestinato. Un anno e mezzo fa Dibu, soprannome...

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Emiliano Martinez era il secondo dell'Arsenal fino a due anni fa. Nel 2021 poi gli è cambiata la vita, un predestinato. Un anno e mezzo fa Dibu, soprannome datogli da ragazzo per via dalla sua stazza tarchiata e robusta, non era altro che uno dei tanti giocatori dei Gunners che non riuscivano a esplodere. "Vittima" di una girandola di prestiti come spesso accade ai giocatori come lui. Fino all’estate 2019, aveva collezionato solo 14 gettoni con la maglia dell'Arsenal.

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Eroe del Mondiale

Poi il gesto che cambia il corso della carriera di Dibu. Nel 2021 Lionel Scaloni lo convoca per la Copa America, Preferendolo a Musso, Marchesìn e Franco Armani. Ha fatto il suo esordio il 4 giugno 2021. Il 10 luglio giocherà la finalissima contro il Brasile. Una finale che ha macrchiato a fuoco con i suoi guantoni: tre rigori parati contro la Colombia in semifinale.

Dopo i sacrifici, è il momento del treno della vita, quello che passa solo una volta, e Dibu non l'ha perso. È diventato l'eroe di una nazione, quello che arriva silenzioso e in punta di piedi e in campo ci lascia l'anima. I gesti decisivi in questo Mondiale sono stati la parata con l'Australia in pieno recupero, un gol poteva costare il 2-2 di Kuol e i rigori con l'Olanda. E pure con la Croazia ha volato più alto di tutti.

 

Oggi Dibu, ha messo il suo timbro sulla vittoria dell'Argentina compiendo un gesto nell'ultima azione dei supplementari, che solo un tocco divino può permetterti di fare quando c'è in gioco l'orgoglio di un Paese intero, salvando, in modo pazzesco, la sua porta su Kolo Muani lanciato solo davanti a lui e parando poi ai rigori il tiro dal dischetto su Koman. Premiato come miglior portiere del Mondiale. Il resto è già storia. 

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Il Messaggero