Sarà una giornata come tutte le altre, con pochi festeggiamenti e senza alcun rimpianto. In cuor suo, però, Dino Meneghin sa che quella di oggi è una data...
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BRAVO NONNO
Perché di Meneghin ce n’è uno solo. Anzi due, il figlio Andrea anch’egli giocatore di ottimi livelli e con il quale riconosce di «non avere avuto un rapporto così stretto come avrei desiderato a causa della mia lunga carriera sul campo. Da anni ci siamo ritrovati, mi considera adesso un bravo nonno». La sua carriera merita appunto una citazione. Ha smesso di giocare a 44 anni, dopo aver esordito a Varese a 16. Quando arrivò a Milano, a 31 anni, pensava di giocare al massimo un paio di campionati. Ha smesso nel 1994, tredici stagioni dopo. «Fu Dan Peterson – racconta – ad allungarmi la carriera in modo da poter partecipare alle Olimpiadi di Los Angeles. Peterson non mi chiedeva di fare l’eroe e risolvere le partite da solo, ma di essere un uomo squadra». Lo è stato anche da dirigente in Nazionale e da presidente della Federbasket. Ora è tempo di godersi i suoi 70 anni. Senza candeline, ma con un grandissimo grazie da parte di tutti gli appassionati di pallacanestro.
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Il Messaggero