Il Conte dimezzato: l'Inter scossa dalle parole dell'allenatore. Allegri alla finestra

Il Conte dimezzato: l'Inter scossa dalle parole dell'allenatore. Allegri alla finestra
 L’ultima volta che l’aveva sparata così grossa, quando disse “non si può mangiare in un ristorante da 100 euro con dieci euro in...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
 L’ultima volta che l’aveva sparata così grossa, quando disse “non si può mangiare in un ristorante da 100 euro con dieci euro in tasca”, andò a finire male. Era appena terminata la festa anticipata per jl terzo scudetto juventino consecutivo, quello del record dei 102 punti, quando Conte lanciò il siluro, con il suo solito tono a metà fra il sarcastico e il seccato, rispondendo a chi gli chiedeva quando sarebbe arrivato un successo anche in Europa. Aveva un altro anno di contratto, ma a metà luglio, fece i bagagli e se ne andò al terzo giorno del ritiro pre-campionato. Difficile non vedere analogie con quanto sta accadendo adesso all’Inter. La bombastica conferenza stampa di Bergamo è giunta inattesa fino a un certo punto. Durante tutta la stagione Conte ha faticato a contenersi, una pentola in perenne ebollizione. Quanti sfoghi: contro l’incapacità di programmazione dei suoi dirigenti, sull’impossibilità di vincere prendendo giocatori da Sassuolo e Cagliari (Sensi e Barella), persino un attacco a Marotta per il calendario. Prima di sabato, erano arrivati sempre dopo risultati negativi, soprattutto l’eliminazione in Champions e la più recente sconfitta con il Bologna. Stavolta, dopo un successo importante, tanto da dare un peso maggiore alle sue parole. L’Inter ha concluso bene un campionato più che discreto: seconda a una sola lunghezza dalla Juventus, eguagliato il punteggio dell’anno del triplete, migliore difesa del torneo. Merito di Conte, sicuramente, ma anche degli sforzi della società che fra l’estate scorsa e gennaio ha portato in nerazzurro Godin, Sensi, Lukaku, Lazaro, Barella, Biraghi, Alexis Sanchez, Young, Moses, Eriksen. Tutti giocatori, tranne Godin e Sensi, presi dopo l’arrivo di Conte, quindi, è ragionevole pensare, con il suo consenso, se non su sua richiesta diretta. E sì, c’è stata una crescita della squadra, ma più per continuità che come valore assoluto. 0

LE CADUTE

Ogni volta che si è trovata davanti un ostacolo alto l’Inter di Conte non l’ha superato: in Europa è stata sconfitta da Barcellona e Borussia Dortmund, in Italia due volte su due dalla Juventus, una dalla Lazio e, prima di sabato, non era riuscita a battere né Atalanta né Roma. Emblematico dei problemi fra società e allenatore, il caso Eriksen, utilizzato solo a sprazzi, fino all’esclusione nelle ultime due partite con Napoli e Atalanta, con tanto di sgarbo, o comunque di mancanza di rispetto per un giocatore così importante, mandandolo in campo a risultato acquisito al 88‘ e all’89’. Ora la rottura si sta consumando sui prossimi acquisti: Conte vuole giocatori pronti subito per vincere subito, non è uomo da progetti a medio termine. La società cerca giovani per costruire oltre al presente anche un futuro. La novità è che stavolta, oltre a Marotta e altri dirigenti minori, Conte ha tirato in ballo direttamente la proprietà cinese, con un frontale che non sarà sicuramente gradito e che fa seguito alla battuta sprezzante sul caso Suning-Messi-Duomo di Milano. Per sapere come finirà bisognerà attendere la conclusione dell’Europa League (l’Inter ha un cammino in discesa fino alla finale). Poi si capirà se sarà tregua – con Conte la pace è impossibile – dimissioni o magari licenziamento per giusta causa, cioè per danno d’immagine alla società. In ogni caso, dietro l’angolo si allunga l’ombra di Allegri. Proprio come alla Juventus.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero