Il Conte dimezzato: l'Inter scossa dalle parole dell'allenatore. Allegri alla finestra

Il Conte dimezzato: l'Inter scossa dalle parole dell'allenatore. Allegri alla finestra
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 3 Agosto 2020, 07:30
 L’ultima volta che l’aveva sparata così grossa, quando disse “non si può mangiare in un ristorante da 100 euro con dieci euro in tasca”, andò a finire male. Era appena terminata la festa anticipata per jl terzo scudetto juventino consecutivo, quello del record dei 102 punti, quando Conte lanciò il siluro, con il suo solito tono a metà fra il sarcastico e il seccato, rispondendo a chi gli chiedeva quando sarebbe arrivato un successo anche in Europa. Aveva un altro anno di contratto, ma a metà luglio, fece i bagagli e se ne andò al terzo giorno del ritiro pre-campionato. Difficile non vedere analogie con quanto sta accadendo adesso all’Inter. La bombastica conferenza stampa di Bergamo è giunta inattesa fino a un certo punto. Durante tutta la stagione Conte ha faticato a contenersi, una pentola in perenne ebollizione. Quanti sfoghi: contro l’incapacità di programmazione dei suoi dirigenti, sull’impossibilità di vincere prendendo giocatori da Sassuolo e Cagliari (Sensi e Barella), persino un attacco a Marotta per il calendario. Prima di sabato, erano arrivati sempre dopo risultati negativi, soprattutto l’eliminazione in Champions e la più recente sconfitta con il Bologna. Stavolta, dopo un successo importante, tanto da dare un peso maggiore alle sue parole. L’Inter ha concluso bene un campionato più che discreto: seconda a una sola lunghezza dalla Juventus, eguagliato il punteggio dell’anno del triplete, migliore difesa del torneo. Merito di Conte, sicuramente, ma anche degli sforzi della società che fra l’estate scorsa e gennaio ha portato in nerazzurro Godin, Sensi, Lukaku, Lazaro, Barella, Biraghi, Alexis Sanchez, Young, Moses, Eriksen. Tutti giocatori, tranne Godin e Sensi, presi dopo l’arrivo di Conte, quindi, è ragionevole pensare, con il suo consenso, se non su sua richiesta diretta. E sì, c’è stata una crescita della squadra, ma più per continuità che come valore assoluto. 0
LE CADUTE
Ogni volta che si è trovata davanti un ostacolo alto l’Inter di Conte non l’ha superato: in Europa è stata sconfitta da Barcellona e Borussia Dortmund, in Italia due volte su due dalla Juventus, una dalla Lazio e, prima di sabato, non era riuscita a battere né Atalanta né Roma. Emblematico dei problemi fra società e allenatore, il caso Eriksen, utilizzato solo a sprazzi, fino all’esclusione nelle ultime due partite con Napoli e Atalanta, con tanto di sgarbo, o comunque di mancanza di rispetto per un giocatore così importante, mandandolo in campo a risultato acquisito al 88‘ e all’89’. Ora la rottura si sta consumando sui prossimi acquisti: Conte vuole giocatori pronti subito per vincere subito, non è uomo da progetti a medio termine. La società cerca giovani per costruire oltre al presente anche un futuro. La novità è che stavolta, oltre a Marotta e altri dirigenti minori, Conte ha tirato in ballo direttamente la proprietà cinese, con un frontale che non sarà sicuramente gradito e che fa seguito alla battuta sprezzante sul caso Suning-Messi-Duomo di Milano. Per sapere come finirà bisognerà attendere la conclusione dell’Europa League (l’Inter ha un cammino in discesa fino alla finale). Poi si capirà se sarà tregua – con Conte la pace è impossibile – dimissioni o magari licenziamento per giusta causa, cioè per danno d’immagine alla società. In ogni caso, dietro l’angolo si allunga l’ombra di Allegri. Proprio come alla Juventus.
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