Dopo la vittoria della maglia gialla di Parigi al Tour de France, arrivata grazie a Tadej Pogacar, la Uae Team Emirates è pronta a disputare un Giro d’Italia da...
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Valerio Conti, lei torna al Giro d’Italia in qualità di ultimo italiano ad aver indossato la maglia rosa. Quali sono le sue sensazioni?
«Per me è davvero bello ed emozionante partecipare al Giro d’Italia 2020 dopo aver indossato il simbolo del primato lo scorso anno. Il Covid-19, fortunatamente, non ha fermato la corsa, anche se si svolgerà in un periodo dell’anno diverso rispetto al solito. Spero che la gara sia emozionante come lo scorso anno».
Le dispiace che il Giro non passi per la sua Roma?
«Sì, ammetto che un po’ mi dispiace che non attraversi le strade della mia grande città».
Quali obiettivi avete lei e la sua squadra?
«L’obiettivo del team è soprattutto quello di centrare le vittorie di tappa. Sarà anche il mio obiettivo: mi piacerebbe poter portare a casa un successo. Se poi dovessero essere due… magari».
Il Giro d’Italia non a maggio ma a ottobre a causa dell’emergenza coronavirus: questo cambierà le carte in tavola?
«Secondo me sì, in primo luogo per il clima che in questo periodo rende più difficili le corse. Poi tutti noi abbiamo dovuto svolgere dei lavori che hanno fatto spostare il nostro picco di forma ad ottobre, e questo può comportare differenze importanti per un atleta, perché è un cambiamento importante. Sono quindi sicuro che il Giro regalerà diverse sorprese».
A proposito di sorprese, la maglia gialla di Tadej Pogacar è arrivata alla penultima tappa del Tour de France. Che rapporto ha con lo sloveno e cosa vi siete detti dopo la sua vittoria?
«Ho sentito Tadej, siamo amici. Abitiamo nello stesso palazzo a Monaco e spesso andiamo anche a cena insieme quando siamo lontani dalle corse. Oltre ad avergli fatto i complimenti, gli ho suggerito di spegnere il telefono... La stagione è ancora molto lunga e abbiamo bisogno di lui: credo che in questo momento abbia necessità di riposarsi anche mentalmente, oltre che fisicamente». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero