E' il giorno di Metta: Cantù e la serie A aspettano il debutto dell'ex star Nba

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Si fa chiamare Metta o Panda. Ma adesso che è in Italia pensa già a un altro nome da attaccarsi addosso. Questa è la sera di Metta World Peace, il campione che viene dalla strada dove tutto è molto duro, dove ha imparato la vita prima del basket. Messe in archivio quindici stagioni nella Nba, una parentesi quest’anno in Cina dove ha giocato 15 partite con Sichuan Blue Whales per non dimenticare il canestro (19 punti di media e 6 rimbalzi per lui), World Peace si tuffa nel nostro campionato. Lo fa con la gloriosa maglia di Cantù e domani sera si troverà a giocare a Pistoia dove per vederlo il piccolo palazzo dello sport toscano, il PalaCarrara, è sold out. Metta World Peace, che è nato a Queens, stato di New York, 35 anni fa, all’anagrafe Ron Artest anche se l’estate scorsa ha cambiato ancora nome The Panda’s Friend, è uno straordinario campione della Nba. Un grande anche se da noi giocatori altrettanto bravi sono già arrivati – ricordiamo Bob McAdoo, Dominque Wilkson, Michael Cooper - ma da anni il nostro campionato assai disastrato non ne contava più uno così. Che ci mancava davvero per le sue qualità tecniche e per il suo essere personaggio. Campione, dicevamo. Ha vinto un titolo di là, nel bel circo dei canestri americani indossando la canotta dei Lakers. Era il 2010 e lui giocava con Kobe Bryant e Derek Fisher e in quella finale contro Boston in gara7 ha realizzato un canestro decisivo. Grande difensore e rimbalzista, un’ala di grande qualità seguito l’anno dopo anche da Ettore Messina che a Los Angeles era assistente.




LA RISSA IN TRIBUNA


Ron Artest è un personaggio dentro e fuori dal campo. Ex rapper, re dei playground dove lo chiamavano True Warrior (Vero Guerriero), è uno che non la manda a dire a nessuno e già ci aspettiamo qualche sparata qui da noi. Ben venga, in questo nostro basket soporifero che ha bisogno d’essere scosso con vigore. E lui non è tipo da rimanersene calmo. Una volta, quasi una dozzina di anni fa - era il 2004 e giocava con gli Indiana Pacers – Artest litigò (eufemismo) con mezzo quintetto di Detroit finendo poi per fare a pugni in tribuna con i tifosi. Quelli della Lega non ci pensarono due volte: lo squalificarono per 86 partite. Nel 2011, stavolta in campo, rifilò una gomitata pazzesca ad Harden, di Oklahoma City, prendendosi uno stop di 7 turni. Ha giocato con Chicago, Indiana, Sacramento, Houston, Los Angeles Lakers (titolo nel 2010) e New York Knicks. Nel 2003-2004 Artest, come allora si chiamava, è stato nominato miglior difensore della Lega. Difensore ma anche bomber. Difatti, dalla stagione 1999-2000, quella del suo esordio in Nba, fino a quella 2009-2010, Ron è sempre andato in doppia cifra (nel 2004-2005 ha viaggiato alla media di 24,6 punti). Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero