C'è la sosta, e prima della prossima sosta la Roma sarà chiamata a giocare sette partite in 23 giorni. Cinque di campionato e due di Champions League, entrambe contro il...
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OBBLIGO DI ROTAZIONE
Questo programma così ricco di partite aiuta a capire come mai Rudi abbia concesso (ieri e oggi) due giorni di riposo: tra campionato e Champions, la Roma ha già giocato otto gare ufficiali, 6 in Italia, con l'impiego di 22 giocatori. Ma non va dimenticato che molti giallorossi sono stati utilizzati anche con le rispettive nazionali (attualmente sono 10 i giramondo) e che, quindi, le partite per alcuni sono state di più. Con sette gare in 23 giorni, Garcia avrà bisogno del maggior numero di giocatori possibili: ieri, nonostante la giornata di riposo sono stati parecchi i convalescenti a presentarsi a Trigoria, tra questi De Rossi e Astori che (oltre a De Sanctis) dovrebbero tornare a disposizione già per il Chievo. C'è bisogno, vista la squalifica di Manolas e la lunga indisponibilità di Castan, di difensori centrali, e uno tra Astori e De Rossi dovrebbe/potrebbe far compagnia a Yanga-Mbiwa, in questi giorni in ritiro con la Francia. Per il centrocampo c'è apprensione per le condizioni di Keita, infortunatosi con il Mali. Come sempre, Garcia (e con lui i tifosi della Roma) fa le corna e aspetta che i suoi nazionali tornino a casa prima possibile e sani e salvi. Cosa che, a livello temporale, non potrà avvenire prima di mercoledì/giovedì. E, visto il calendario, da sabato al 9 novembre ci sarà - per l'ennesima volta - ricorso ad una robusta rotazione.
TOTTI CONTRO PEP
Non è azzardato, ad esempio, ipotizzare che contro il Chievo ci sarà spazio in attacco per Destro, con Totti tenuto a riposo per il primo impegno con il Bayern del suo ex compagno di squadra Pep Guardiola. L'attuale allenatore dei tedeschi è stato tesserato per il club di Trigoria nella stagione 2002-03, da gennaio a giugno 2003: quattro presenze in campionato, una in Champions League e una in Coppa Italia. Una parentesi brevissima e che non ha lasciato alcuna traccia, prima del ritorno al Brescia (che l'aveva portato in Italia) se non nelle menti e nei cuori di chi ha avuto il piacere di giocare al suo fianco, tipo Totti o un giovanissimo De Rossi. Che non ha mai nascosto di aver imparato moltissimo da quel suo compagno spagnolo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero