Caldo e stress, il calcio è in affanno e già zoppica

Caldo e stress, il calcio è in affanno e già zoppica
 Questi due mesi abbondanti di inattività, un piccolo vantaggio lo hanno portato, almeno a qualche club: alcune squadre potranno ripresentarsi al via con i...

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 Questi due mesi abbondanti di inattività, un piccolo vantaggio lo hanno portato, almeno a qualche club: alcune squadre potranno ripresentarsi al via con i lungodegenti almeno recuperati. Due/tre esempi su tutti: la Roma riavrà a disposizione Zaniolo, la Fiorentina Ribery, la Juve potrà riavere Demiral (non ancora prontissimo come il trequartista della Roma) ma soprattutto un Chiellini al cento per cento. Fine dei vantaggi. Il resto è tutto un rischio, stando almeno a quanto accaduto in Germania, pioniera della ripresa. Lo sanno i calciatori, che protestano attraverso il loro sindacato (soprattutto per gli orari della partite), ne sono a conoscenza i club, che però cercano di superare l’empasse per via dell’importanza economica che ha la ripresa dell’attività sportiva. 

PAUSE

Qual è il problema? Le lunghe pause, gli allenamenti casalinghi, le temperature previste durante le partite, alzeranno il rischio infortuni. Inevitabile, visto anche come le 124 partite previste dovranno essere ingoiate in nemmeno due mesi: tre gare a settimana. Le preparazioni brevi dopo lunghe fasi de allenanti portano i calciatori ad andare incontro a guai muscolari. In Bundesliga, ci dicono, che gli infortuni nelle prime due giornate di campionato sono aumentati quasi del 300 per cento (266%, dallo 0,27 allo 0,88 a partita). Questo farà la differenza, al di là degli orari in cui verranno programmate le partite (16,30 orario a rischio) e delle cinque sostituzioni che potranno essere effettuate durante un match. Proposta, quest’ultima, ben accolta da tutti i tecnici della serie A. E’ chiaro che più si ha una rosa larga e di qualità e meno svantaggi si avranno davanti a questo tipo di problema. In Germania, dopo due giornate di campionato giocate, ci sono 65 calciatori bloccati da infortuni, una media di più di tre a squadra. Le rose italiane sono quasi tutte superiori alle 25 unità. La Juve, ad esempio, conta su 23 calciatori che però valgono più dei 26 dell’Inter (o del Napoli). Quindi, ok il numero, che in questi casi può essere utile, ma decisiva sarà la qualità dei sostituti. E in questo la formazione di Sarri è più avanti rispetto alle altre. La Lazio, che insegue lo scudetto, ha sempre dimostrato di sorreggersi su tredici/quindici giocatori dello stesso livello, ma se andiamo sulla quantità, Inzaghi può contare su 28 elementi, alcuni di questi poco utilizzati in passato. La Roma, come detto, recupera gente come Zapapcosta, Zaniolo e Pastore, ma nei primi allenamenti si è persa per strada Perotti e Pau Lopez. Fonseca ha tanti calciatori a disposizione, ma molti di loro sono stati utilizzati pochissimo (Jesus, Cetin, Kalinic, più gli ultimi arrivati Perez, Ibanez e Villar); il Milan deve rinunciare al suo elemento più trainante, Ibrahimovic, neo infortunato. Delle big, la meno preparata, e non sembra, è l’Atalanta, che ha “solo” ventidue elementi in rosa. Cambi all’altezza ma non numerosi. E vedremo pure il Napoli, con la sua rosa larga, che pronti e via ha perso il solo Manolas, bloccatosi durante i primi allenamenti. Un altro elemento post Covid da tenere presente sulla ripresa dell’attività fisica è la reazione di chi, questa malattia, l’ha contratta. Come staranno, tra gli altri, i vari Dybala, Rugani, Gabbiadini, più tutti quelli della Fiorentina? Un’incognita, l’ennesima. Perché i cardiologi avvertono: «A chi è guarito serve una ripresa progressiva», mentre gli scienziati del Cts sostengono ci siano pochi rischi e controindicazioni da coronavirus. Chissà chi ha ragione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero