Marcia, Schwazer a 34 anni torna ad allenarsi. Donati: «Vuole le gare»

Alex Schwazer
Alex Schwazer non ci sta, e guarda avanti. Mentre continua la battaglia in tribunale per ottenere «verità e giustizia» contro le accuse di doping che nel 2016...

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Alex Schwazer non ci sta, e guarda avanti. Mentre continua la battaglia in tribunale per ottenere «verità e giustizia» contro le accuse di doping che nel 2016 lo hanno squalificare per otto anni, il marciatore alza l'asticella della sfida anche a livello personale e torna ad allenarsi, per essere eventualmente pronto per gareggiare nel 2020 ai Giochi di

Tokyo. Un obiettivo un pò utopistico perché l'ex campione di fatto è fuori dall'organizzazione sportiva fino al 2024. Adesso però si apre un nuovo episodio di un telenovela umana e sportiva che ha portato Schwazer dai trionfi dall'oro nella 50 km a Pechino 2008 alla vergogna della clamorosa positività in prossimità di Londra 2012, dalla conseguente squalifica alla "rinascita" agonistica in vista di Rio 2016 fino alla nuova positività che lo ha escluso dai Giochi brasiliani, inducendolo al ritiro.
«Riprendendo ad allenarsi per sperare di tornare alle gare, Schwazer non intende provocare nessuno», spiega il suo tecnico, Sandro Donati, che ha ripreso a seguire in allenamento l'altoatesino -, ma «ribadire e dare concretezza alla propria innocenza». Meno di un mese fa, su richiesta della difesa il gip del tribunale di Bolzano ha disposto un supplemento di perizia per spiegare l'anomala concentrazione del dna trovato nel campione sospetto di urina del marciatore, test che potrebbe provare la teoria del complotto. La strada della eventuale redenzione per via giudiziale è lunga, ma se dovesse esserci una svolta tale da scagionarlo, l'altoatesino vuole essere pronto per riprovarci, sentendosi ancora in grado di poter dire la sua in gara.

Donati fa appello all'agenzia mondiale antidoping (Wada) e alla federazione internazionale di atletica (Iaaf) ad «aiutare la magistratura ad individuare le responsabilità della denunciata manomissione delle provette d'urina» prelevate nel test antidoping dell'1 gennaio 2016. Intanto, sottolinea che l'atleta dà la sua «piena disponibilità ad essere sottoposto a qualsiasi controllo, con le garanzie imposte dalla situazione». La 50 km di marcia è disciplina che educa alla pazienza e alla speranza, e Schwazer prova a ripescare entrambe, insieme con la voglia di non mollare mai e di non gettare definitivamente al vento quel talento che ha illuminato l'atletica azzurra. A quasi 35 anni, li compirà a Santo Stefano, l'altoatesino si sente ancora «naturalmente forte». E conta di poterlo provare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero