L'AQUILA Ora è ufficiale: il mito del rugby aquilano è definitivamente tramontato, dopo anni di agonia. L'Aquila Rugby Club, diretta emanazione della storica...
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«Abbiamo tentato ogni sforzo, fino alla fine hanno scritto i dirigenti dell'Aquila Rugby Club -. Abbiamo iscritto la squadra al campionato, ma adesso non siamo più in condizione di andare avanti e il nostro senso di responsabilità ci impone una scelta dolorosa che ci fa prendere atto della realtà. Abbiamo ereditato una responsabilità impegnativa dopo la scomparsa di Mauro Zaffiri. Eppure abbiamo scelto di proseguire nonostante le difficoltà, malgrado le ostilità, nonostante il discredito su un debito sovrastimato che ci ha prodotto ostacoli. Siamo andati avanti lo stesso. Lo abbiamo fatto per gli atleti e per le loro famiglie raccogliendo il loro appello a non mollare». Negli occhi e nel cuore di tutti gli appassionati c'è la storia gloriosa di una squadra divenuta mitica con il passare degli anni, capace di identificarsi in maniera simbiotica con la città, divenendone simbolo e sostanza. C'è la finale di Padova, il 22 aprile del 1994, quando i neroverdi di fronte a uno stadio interamente aquilano sconfissero la corazzata Milan, dell'allora presidente Berlusconi, sovvertendo ogni pronostico. Era il rugby pane e frittata, di una squadra composta quasi interamente da aquilani che giocavano, appunto, per un tozzo di pane. Erano i tempi di Mascioletti, Ghizzoni, Troiani, di Visser e Gerber, del presidente Pietrosanti, di una città in festa. Da allora un lento, inesorabile declino, emblema di un territorio che non riesce a rialzarsi dopo il sisma. Ieri il sindaco, Pierluigi Biondi, ha detto che «occorre una riflessione», ma che « il rugby non scompare da questa città, cambia solo forma»: «Ciò che accade oggi addolora e affligge tutti gli sportivi, ma non stupisce. I cambiamenti vanno elaborati, assorbiti e compresi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero