Albertini: «Tavecchio? Situazione imbarazzante»

Albertini: «Tavecchio? Situazione imbarazzante»
«È una situazione imbarazzante. All'estero è vista come una situazione razzista». Demetrio Albertini commenta così, ai microfoni di Radio 24, le offese contro gay e ebrei...

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«È una situazione imbarazzante. All'estero è vista come una situazione razzista». Demetrio Albertini commenta così, ai microfoni di Radio 24, le offese contro gay e ebrei pronunciate dal presidente della Figc, Carlo Tavecchio. «Può rimanere alla guida della Figc? È lui che deve fare una scelta», dice Albertini, sfidante di Tavecchio alle ultime elezioni federali. «Ha risposto anche Malagò (il presidente del Coni, ndr): da una parte non ci sono le condizioni per commissariare la federazione, dall'altra è una scelta che dovrebbe fare Tavecchio che è stato eletto democraticamente. Che la situazione sia imbarazzante è sotto gli occhi di tutti, uno apre i giornali e legge sempre la stessa storia. Siamo liberi tutti ma ci sono dei ruoli in cui le parole hanno un peso e non si possono sbagliare. Non è solo un aspetto mediatico, parliamo di un ruolo di rappresentanza», fa notare l'ex calciatore, prima di tornare sulla sua sconfitta alle elezioni per la presidenza della Figc.


«Io più di dare l'opportunità di un'alternativa candidandomi non potevo fare. Non potevo votarmi io. Arriva tutto dai voti, il problema è che è un circolo chiuso e ci sono quote fisse che alla fine fanno sì che poche persone diano una direzione».

Secondo Albertini, l'Italia del calcio a livello dirigenziale non sta dando una bella immagine di sé: «Io mi trovo in Spagna per lavoro e tanti amici che hanno letto la notizia mi chiedono informazioni. Non è solo una notiziola, si cerca di capire la situazione che in questo momento si sta vivendo dopo un'ennesima gaffe, chiamiamola così. Ma all'estero viene interpretata come situazione razzista».


L'ex candidato alla presidenza della Figc concede a Tavecchio che «registrare una telefonata all'insaputa non è che sia il massimo». Poi riflette così sulla natura delle sue frasi: «Che lui sia ruspante ci può stare, per come l'ho conosciuto. Anche io sono brianzolo e le battute in dialetto a volte si fanno. Il problema è il ruolo che uno ricopre e qui stiamo giudicando quello che rappresenta. All'estero la nazionale rappresenta il Paese: è questo - conclude - il problema». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero