«Io più di dare l'opportunità di un'alternativa candidandomi non potevo fare. Non potevo votarmi io. Arriva tutto dai voti, il problema è che è un circolo chiuso e ci sono quote fisse che alla fine fanno sì che poche persone diano una direzione».
Secondo Albertini, l'Italia del calcio a livello dirigenziale non sta dando una bella immagine di sé: «Io mi trovo in Spagna per lavoro e tanti amici che hanno letto la notizia mi chiedono informazioni. Non è solo una notiziola, si cerca di capire la situazione che in questo momento si sta vivendo dopo un'ennesima gaffe, chiamiamola così. Ma all'estero viene interpretata come situazione razzista».
L'ex candidato alla presidenza della Figc concede a Tavecchio che «registrare una telefonata all'insaputa non è che sia il massimo». Poi riflette così sulla natura delle sue frasi: «Che lui sia ruspante ci può stare, per come l'ho conosciuto. Anche io sono brianzolo e le battute in dialetto a volte si fanno. Il problema è il ruolo che uno ricopre e qui stiamo giudicando quello che rappresenta. All'estero la nazionale rappresenta il Paese: è questo - conclude - il problema».
© RIPRODUZIONE RISERVATA