Ma quale smartphone e quale app? Quale podcast e tablet? C’era il transistor, la radiolina da tenere incollata all’orecchio, a una certa ora della domenica, sfidando...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Come farebbero oggi con il Var che mette l’entusiasmo in lista d’attesa per secondi e minuti che non finiscono mai? Poi, alla fine della giornata calcistica che era in un giorno solo, il riepilogo dei risultati, la schedina in mano a spuntare l’1-X-2, che fine ha fatto la schedina? Fu anche, sessant’anni fa, una specie di prova generale per quello che la Rai avrebbe poi fatto a favore dello sport: era l’anno di Roma olimpica. Pay-tv, pay-per-view, streaming, aste per i diritti, tutte cose di là da venire (e sono venute...). Allora, con il transistor in mano, contrariamente a quel che ha cantato Adriano Celentano, l’emozione aveva una voce: la voce, sempre inconfondibile di un grande radiocronista. Di quelli che non urlavano, non smaniavano come stessero raccontando la guerra mondiale, non spiegavano la tattica come fosse la teoria di Einstein o di altri auto presunti cervelloni del modulo. Semplicemente emozionavano. Che è pure più difficile. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero