Sia pure solo per una mostra, il regista Wim Wenders entra nei quadri di Edward Hopper: in coincidenza di una grande rassegna in Svizzera sul maestro dell’isolamento urbano,...
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Il film di 14 minuti doveva essere proiettato in un loop continuo nella mostra organizzata in collaborazione con il Whitney di New York dalla Fondazione Bayeler di Riehen a pochi chilometri da Basilea. La rassegna aperta da gennaio fino a metà maggio è però rimasta vittima del coronavirus.
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L’omaggio di Wenders, oltre che ai soggetti dei quadri di Hopper, è anche alla prospettiva cinematografica e all’influenza che i film hanno avuto sulla produzione dell’artista. Interprete della solitudine desolata dell’America urbana e quella sconfinata dell’America rurale, Hopper ha a sua volta ispirato molti registi, da Alfred Hitchcock (la villa di "Psycho" è stata scelta pensando alle bianche case vittoriane ritratte dal pittore) a Kevin Costner di "Balla coi Lupi", mentre lampioni, distributori di benzina e motel sono disseminati nei film di David Lynch e dello stesso Wenders. Per il nuovo short, il regista è tornato a Butte, la città fantasma del Montana, che aveva fatto da sfondo a "Don’t Come Knocking" scritto con Sam Shepard nel 2005 e interpretato dallo stesso Shepard e da Jessica Lange.
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La mostra della Beyeler è sui paesaggi di Hopper, ma Wenders ha scelto di usare opere non incluse nella rassegna (con l’unica eccezione di "Gas" , l’iconica pompa di benzina dipinta nel 1940), come falsariga del film intitolato "Two or Three Things I Know about Edward Hopper". «Non sapevo neanche chi fosse Hopper prima di vedere i suoi quadri al Whitney all’inizio degli anni Settanta: fu una delle scoperte più sorprendenti che mai avessi fatto in materia di arti visive», ha spiegato il regista.
Lo short, accompagnato dalla musica del compositore francese Laurent Petitgand, è senza parole ma parla aggiungendo narrative inquietanti alle trame sospese di alcuni dei dipinti più famosi: «Il grande mistero è come Hopper ci faccia interrogare su cosa sta succedendo e cosa sta per succedere. I suoi personaggi sono eternamente in attesa», ha spiegato Wenders. Cosa succederà ad esempio alla donna bionda con la sottoveste rosa in "Morning Sun" del 1952? E chi è l’uomo accanto a lei, un fidanzato violento? Il proprietario di un bordello? L’uomo seduto sul bordo di un letto in "Philosophy" del 1959 potrebbe avere da poco gustato piaceri della carne o strangoolato la donna stesa accanto a lui. Tutte le possibilità sono aperte: «Hopper non ha mai spiegato il suo lavoro», afferma Wenders: «Ha lasciato a noi il compito di completare la scena».
Il Messaggero