I “radicioni di pino” nel cortile d’ingresso sono gli stessi di trent’anni fa, così come la suggestiva atmosfera dell’Appia Antica che...
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A dicembre, in occasione del trentennale del film, oltre a riportare la pellicola in sala per una giornata intera - che ha registrato un sold out dietro l’altro al cinema Europa - è stata lanciata un’iniziativa benefica dalle associazioni Socio Aci e Volume, che hanno avuto l’idea di far autografare il famoso Sironi a Carlo Verdone, per poi metterlo all’asta. E sì, c’è stato anche chi ha avuto il coraggio di comprare “‘sta crosta” al posto di Finocchiaro: i cugini Flavio e Alessandro Moretti, grandi fan del film, che seguiranno il consiglio di Ciardulli e appenderanno l’ambita opera nell’ufficio della loro azienda, ma assicurano ai verdoniani: “Tranquilli, non è un centro carni”.
Il ricavato sarà devoluto all’Associazione Davide Ciavattini, da anni impegnata nella Divisione di Oncoematologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per l’assistenza e la cura dei bambini affetti da leucemia, linfomi e altre malattie ematologiche. A consegnare il quadro ai suoi nuovi legittimi proprietari Verdone in persona, alias Piero Rufolo, arrivato puntuale e alla festa giusta. Si emoziona nell’attraversare le varie sale della villa e ogni angolo è un ricordo. «Qui c’era il juke box, di qua invece la foto con tutti i compagni di scuola», il pianoforte invece è sempre allo stesso posto, accanto al divano dove si siede e si lascia andare al racconto di aneddoti e retroscena su quello che considera il suo film più riuscito, poi lo sguardo al tavolino: «Ma c’è ancora il piattino di Christian» (De Sica, ndr) e si inginocchia mettendolo tra i denti, imitando il cognato, esattamente come nel film. Quello che ieri, per qualche ora, è sembrato magicamente rivivere. Una serata intima volata via tra emozioni e risate. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero