La tragedia degli armeni in un film di impianto troppo convenzionale per lasciare il segno, The Cut. Speravamo che il grande regista turco-tedesco Fatih Akin avesse trovato...
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Purtroppo non è così. Anche se si concentra sull'odissea di un armeno disperso che dopo la guerra va per il mondo in cerca delle figlie, Akin cade troppo spesso nelle formule piu ovvie del genere. A partire dall'inglese parlato dagli armeni, a Istanbul come a Cuba. Non mancano i momenti riusciti e toccanti ma è il disegno generale del racconto a lasciare perplessi. Dopo i deludenti Arafat di Egon E La masseria delle allodole dei Taviani l'Armenia aspetta ancora il " suo " film. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero