"Ultras", il film sul tifo estremo "Allo stadio come alla guerra"

Aniello Arena con il regista Francesco Lettieri
Il tifo calcistico come ragione di vita, appartenenza, religione, amicizia, sfogo. Le violenze negli stadi come azioni militari pianificate, la morte come conseguenza messa nel...

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Il tifo calcistico come ragione di vita, appartenenza, religione, amicizia, sfogo. Le violenze negli stadi come azioni militari pianificate, la morte come conseguenza messa nel conto, l’omaggio a chi cade o viene diffidato dalle forze dell’ordine come un dovere del gruppo. C’è tutto questo, ma soprattutto c’è una Napoli a tinte forti, in Ultras, opera prima di Francesco Lettieri, classe 1985, già regista di videoclip anche per i brani del rapper ”senza volto” Liberato ora autore della colonna sonora del film. Film originale Netflix in associazione con Mediaset, prodotto da Indigo, Ultras è disponibile su Netflix.

IN GUERRA. Protagonista, nei panni di Sandro ex capo degli ultras del Napoli ormai alla larga dallo stadio dopo aver ricevuto un Daspo, è Aniello Arena: 52 anni, napoletano, ex camorrista finito in carcere, è diventato attore dietro le sbarre ed è stato lanciato nel 2012 da Reality di Matteo Garrone. Oggi, tornato in libertà, presta la sua faccia che ”buca” lo schermo e il suo talento naturale al personaggio che rimette in discussione il passato dopo l’incontro con una donna capace di tenergli testa (Antonia Truppo). «Il film è nato da un soggetto pensato con il cosceneggiatore Peppe Fiore per il videoclip del rapper Calcutta Frosinone, dedicato al tifo per il Latina e mai realizzato», racconta Lettieri, «poi abbiamo spostato l’azione a Napoli dove lo stadio Francioni è diventato il San Paolo. Ma il calcio è solo sullo sfondo e abbiamo evitato la tentazione di tracciare un’indagine sociologica di quel mondo. Il film racconta delle storie e parla di sentimenti popolari, comuni a tutti, come la fede in un ideale, l’amicizia, l’aggressività: alcuni ultras mi hanno spiegato che, in mancanza di una guerra, il tifo li aiuta a sfogare i loro istinti violenti». I protagonisti del film (c’è anche Ciro Nacca, nel ruolo di un sedicenne che ha perso il fratello negli scontri) agiscono in un contesto illegale esasperato: teme di venire accusato di aver mitizzato la violenza? «Assolutamente no», risponde Lettieri, «io mi sono limitato a raccontarla come fa qualunque regista, a cominciare da Martin Scorsese». Quanto al tifo calcistico, il regista afferma che «sotto il Vesuvio si tinge della voglia di riscatto: il Napoli è l’unica squadra meridionale a potersi confrontare con i club del Nord».

DESTINO DIVERSO. Arena si è calato con entusiasmo nei panni di Sandro, figura malinconica e romantica che, a 50 anni, sogna un destino diverso: «Faccio il tifo per il Napoli ma non ho mai frequentato gli ultras», rivela l’attore, «e nel film mi sono messo al servizio del personaggio, lacerato interiormente: è infatti diviso tra l’amore per la squadra del cuore e la voglia di cambiare vita». Antonia Truppo, vincitrice di due David di Donatello (per Indivisibili e Lo chiamavano Jeeg Robot) interpreta invece la risoluta Terry: «E’ una donna tosta ma, a differenza di tanti altri personaggi femminili indipendenti, non ha un passato pieno di guai», scherza l’attrice. Ultras è solo l’ultimo prodotto dell’effervescente creatività napoletana. «Ma non se ne può più di sentir parlare di rinascimento», reagisce il produttore Nicola Giuliano di Indigo, «grandi attori, cantanti, autori a Napoli ci sono sempre stati». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero