Lunedì 16 ottobre, al "Think Tank Trinità dei Monti", sarà presentato "Trump - Vita di un presidente contro tutti", la biografia del...
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Quando il 16 giugno 2015 Donald Trump scendendo una delle scintillanti e dorate scale mobili della Trump Tower annuncia la sua candidatura a Presidente degli Stati Uniti, tutto il mainstream, il circolo mediatico dominante, liquida questo evento come una trovata pubblicitaria del miliardario che ha fatto del suo nome un brand. Rozzo, incolto, arrogante, sessista, per la stragrande maggioranza dei commentatori è il concentrato del peggio e non ha alcuna possibilità di vincere. Il giornalista Nate Silver scrive che «per Trump è più probabile giocare una finale di NBA che ottenere la nomination dei repubblicani».
Lui, incurante delle critiche e della sufficienza con cui viene liquidato, affida a Twitter quello che sarà lo slogan vincente della sua campagna elettorale: «Make America Great Again». Fa eccezione il regista Michael Moore, premio Oscar nel 2003 e autore del documentario «TrumpLand», che scrive: «Questo disgraziato, ignorante e pericoloso pagliaccio part time e sociopatico a tempo pieno sarà il nostro prossimo presidente». E di recente Michael Moore ha scritto che Trump sarà rieletto la prossima volta. Gennaro Sangiuliano ha scandagliato la vita di Donald Trump trasfondendo nella sua biografia fatti e circostanze inedite o mai raccontate. D'altronde ogni tentativo di spiegare l'ascesa politica di Donald Trump con le lenti convenzionali e le vecchie categorie, si è rivelato insufficiente. Tanti media, impregnati della moral righteousness, hanno mancato la capacità di percepire quello che stava accadendo, restringendo il loro campo di azione alla visuale delle élite di Manhattan e San Francisco, dimenticando forse che l'America è vasta e densa. Ed è quella che alla fine ha voluto alla Casa Bianca Donald Trump, dipinto come «l'uomo nero», eppure, per certi versi, interprete esemplare del sogno americano. Quello che emerge dalla biografia di Sangiuliano è certamente un personaggio complesso, un Giano Bifronte, non un esempio di stile ma con tratti sorprendenti che non sono stati raccontati. Nato nel Queens da padre di origine tedesca e madre scozzese, ha saputo costruire un impero economico, che la rivista Forbes stima in 4 miliardi di dollari.
Adolescente indisciplinato, quasi un teppista, Donald ha poi studiato, in maniera proficua, primo della classe alla New York Military Accademy uno dei più rigorosi licei militari americani e ha frequentato alla Wharton School dell'Università della Pennsylvania, un ateneo fortemente orientato agli studi economici e ritenuto fra i migliori al mondo in questo ambito.
Il Messaggero