La carriera, Antonio Albanese e i nuovi progetti. Tony Sperandeo, nome d'arte per Gaetano Sperandeo, ha deciso di guardarsi indietro e raccontare tutto degli oltre...
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Non essere riuscito a scrollarsi di dosso l'immagine del cattivo non è l'unico passaggio dell'intervista che fa discutere. Forti le parole che Sperandeo riserva al cinema di oggi, che non sarebbe più «quello di una volta». «Se devo essere sincero il cinema non è più quello di una volta, adesso è facile diventare sceneggiatori, registi», ha detto Sperandeo, aggiungendo che «Adesso chiunque arriva come comparsa e al secondo film fa il regista, quindi non è più credibile come prima. Se io devo fare qualcosa di serio devo essere sicuro di avere un’ottima sceneggiatura e una buona distribuzione, allora si che faccio tutto altrimenti cado nel ridicolo come tutte le altre cose. Una volta nel cinema noi superavamo l’industria americana, loro ci hanno copiati. Loro però sono rimasti una grande industria, noi no ed è un peccato perché il grande cinema l’ho abbiamo avuto noi. Questo cambiamento è dovuto al fatto che si muore e non ci sono gli eredi, non ci sono più i mattatori di una volta». Chi invece può meritarsi l'appellativo di regista nel vero senso della parola? Roberto Beningni e Giuseppe Tornatore, due tra quelli che per Sperandeo sono «gli ottimi talenti» in circolazione.
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Grande la stima che prova per il collega Antonio Albanese, al cui fianco reciterà di nuovo in I Topi. Di lui dice «Sono felice di lavorare con Antonio Albanese che è un pazzo scatenato, un genio. Ho lavorato con tanti attori nazionali e internazionali ma lui è Antonio Albanese, un genio. Lavorare con Albanese è una pacchia». Il loro progetto, spiega, è «un film sulla mafia si ma è una presa per il culo alla mafia. Io e lui siamo due che scappano sempre che vivono nei tombini, nei cunicoli, da una vita. In questo lavoro non c’è alcun messaggio, ridi dall’inizio alla fine. È il non plus ultra dell’idiozia».
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Il Messaggero