Un omaggio a Gigi Riva, l'uomo divenuto mito del calcio italiano, il bomber che disse no alla Juventus e alle altre grandi del nord, il "poeta realista" come lo...
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Riflettori accesi sul celebrato "Rombo di tuono", il capocannoniere che ha portato in Sardegna lo scudetto nel 1970. Un riscatto sociale per tutta l'Isola. Una data storica che Lay rievoca nella piece dedicata al fenomeno in un flusso di memorie che si intrecciano. «Quella legata a Gigi Riva che arriva fino ai giorni nostri, intervallata da altre memorie, con richiami autobiografici, quella di un bambino che aveva 8 anni all'epoca dello scudetto, quella di una Cagliari in quegli anni vista attraverso i suoi occhi» spiega Lay.
«Gigi Riva ha letto e approvato il copione» ha detto Giancarlo Biffi, direttore artistico del teatro alla Vetreria. Il racconto di Alessandro Lay abbraccia la dimensione sportiva, umana e esistenziale dell'uomo e calciatore Gigi Riva. «Non ricordo molto dello 'scudetto', ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l'album della Panini e le partite “a figurine” sui gradini della scuola elementare - racconta ancora Lay - ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare. E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un'altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero