È morto l'attore statunitense René Murat Auberjonois, caratterista che ha interpretato ruoli iconici soprattutto per il piccolo schermo. Auberjonois è...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Addio a Aron Eisenberg, è stato Ferengi Nog in Star Trek
L'attore era discendente diretto, per parte di madre, di Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte. La madre di René Auberjonois era la principessa Laure Louise Murat (1913-1986), il cui trisnonno paterno era Gioacchino Murat, re di Napoli, sposato con Carolina Bonaparte, sorella dell'imperatore Napoleone Bonaparte. Suo padre, Fernand Auberjonois (1910-2004) fu un giornalista e suo nonno, René Auberjonois, un pittore post-impressionista svizzero. Per i fan di «Star Trek» l'attore era particolarmente famoso per aver interpretato Odo in «Star Trek: Deep Space Nine», serie andata in onda dal 1993 al 1999 e considerata una delle migliori dell'universo della saga fantascientifica.
Protagonista di oltre 200 tra film e telefilm, i tanti ruoli di René Murat Auberjonois nel cinema spiccano quelli di padre John Patrick in «M*A*S*H» (1970), il vampiro buono Modoc in «La brillante carriera di un giovane vampiro» (1987), il colonnello West in « Star Trek VI: Rotta verso l'ignoto» (1991), il gangster Tony in «Scuola di polizia 5 - Destinazione Miami» (1988), il reverendo Oliver in «Il patriota» (2000).
Sua la voce del cuoco Louis in «La sirenetta» (1989). René Auberjonois aveva sposato nel 1963 Judith Mihalyi, dalla quale ha avuto due figli, Tessa e Remy. Nel corso della carriera ha ottenuto numerosi riconoscimenti: nel 1984 una nomination agli Emmy Award come miglior attore non protagonista per «Benson»; nel 2001 ha una nomination agli Emmy Award come miglior attore ospite in una serie drammatica per «The Practice - Professione avvocati»; nel 2006 ha una nomination per «Boston Legal» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero