Se Monna Lisa uscisse da quel limbo dipinto in cui è sospesa da centinaia di anni, cosa direbbe di noi? Che farebbe d'innanzi ad un'umanità che continua a...
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Da questo scenario liberamente ispirato al libro "No, la Gioconda no" di Carla Cucchiarelli, raccontato dalla regia di Pino Ammendola sostenuta dai videoart di Claudio Ammendola e Sara Angelucci, trasudano bellezza, dottrina e intimità, tre doni di cui fare tesoro per godere al meglio della poesia di un dipinto cinquecentesco che vive di vita propria e con i suoi occhi giudica la nostra. Monna Lisa, così grande da render inutile anche la menzione d'autore, riconosciuta in tutto il mondo e ripresa in centinaia di migliaia di modi. Trasfigurata, ricopiata, idolatrata, raccontata, criticata, studiata ed oggi anche rappresentata insieme alle alla musica che negli anni le è stata dedicata, appositamente arrangiata dalla Pennesi che si divide in scena tra un sintetizzatore e un pianoforte a coda, mentre la Gorga riempie la scena nuda con l'eleganza che la contraddistingue, continuando il suo studio sulle grandi figure femminili. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero