«La fantascienza non è solo effetti speciali, ma racconta storie profonde» afferma con decisione Sigourney Weaver alla Festa del Cinema di Roma, impegnata...
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Quando sullo schermo appare come il tenente Ellen Ripley in Alien la folla va in visibilio: «Ho fatto un provino per quel ruolo – ricorda – è un film fantastico è Ridley è stato un innovatore, semanticamente». Tra i registi che ricorda con più affetto c'è James Cameron che l'ha diretta in Avatar: «Ha intuito come potevo lavorare in modo sottile ed efficace – racconta – mi ha riportato sorprendentemente alla fantascienza. È stata un'esperienza straordinaria lavorare con lui, ci siamo divertiti tantissimo». Fa una difesa a spada tratta del genere di fantascienza, in cui ha lavorato anche in Ghostbuster – sul red carpet è stata fermata da un gruppo di ragazzi vestiti da Acchiappafantasmi – e Galaxy Quest: «I giovani sono interessati a queste tematiche perché si chiedono chi siamo noi, cosa stiamo facendo sul pianeta, e penso che questi interrogativi sono posti dai cineasti che fanno fantascienza e dobbiamo parlarne con grande rispetto, quando leggo critiche rivolte ai film di fantascienza penso che i critici dovrebbero rivedere le regole del genere perché i film parlano di molto altro, non solo di effetti speciali, sono più profondi».
Un ruolo che avrebbe voluto interpretare? «Julia Child. Maryl è bravissima ma avrei tanto voluto fare un provino per quel ruolo», e ricorda Dian Fossey di Gorilla Foundation da lei portata sullo schermo in “Gorilla's Mist”: «Non riuscivo a immaginare di interpretare Dian e tramutarla in persona vera – afferma - Lavoro ancora per Gorilla foundation e sono fortunata di aver passato così tanto tempo con gruppo di lavoro di Dian Fossey».
Piange, quando le mostrano una scena di “Brokeback Mountain” di Ang Lee – con cui lei ha lavorato in “Tempesta di ghiaccio” - «È la più bella storia d'amore di sempre», e scherza ricordando come non è mai stata scelta per essere la “fidanzata”: «Sono molto più alta di alcuni produttori, loro immaginano solo le biondine con gli occhi azzurri per fare i ruoli di mogli e fidanzate. Io faccio sempre la cattiva», ammette di voler lavorare con Guadagnino e Scorsese e muove delle critiche verso il mondo di Hollywood, che non ha il coraggio di prendere scelte decise: «Fanno sempre lo stesso film perché non sono interessati all'arte ma ai soldi. Abbiamo bisogno di storie raffinate per capire chi siamo, ma a loro non interessa la nostra anima». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero