Negli anni Sessanta cantava “Ma che colpa abbiamo noi?” e la struggente “È la pioggia che va”. Oggi conosce bene sia le sue colpe che i suoi meriti....
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È così, Shel Shapiro. La fisicità, che rispecchia in tutto e per tutto le sue origini ungheresi, è ancora imponente nonostante i 72 anni di età. Lo spirito è ancora quello di un tempo, solo che adesso è molto più saggio e maturo di allora. Ciò non vuol dire che i ricordi non siano limpidi. Infatti racconta di quella volta che «eravamo a Matera e c'erano degli operai che di prima mattina facevano un rumore terribile con un trapano e poi, quando hanno smesso, abbiamo sentito che stavano fischiettando una canzone nostra. Mio Dio che bello. Me lo ricordo ancora oggi, e sono passati cinquant'anni». In quei cinquant'anni Shapiro ha continuato a fare concerti, ha fatto il produttore per artisti del calibro di Rino Gaetano, Patti Pravo, Mia Martini, Ornella Vanoni e tanti altri, e si è anche dedicato al teatro. Ultimamente ha interpretato Caifa in “Jesus Christ Superstar” al Sistina, con Ted Neeley. E continua, oggi come allora, a essere impegnato sui temi sociali e politici. Anche se ormai le battaglie degli anni '60 sono solo un lontano ricordo: «Mi pare che il desiderio di lottare si sia addormentato un po'. È rimasto tutto nella mente e nei ricordi. La gente vuole ricordare cose belle, e quelli erano momenti belli, in cui la gente aveva coraggio e voleva cambiare il mondo. Poi alla fine non è che abbiamo cambiato molto». E sorride tristemente, proprio come recita il testo di “È la pioggia che va”. Sapendo che alla fine, comunque, il sereno torna sempre. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero