Amore, sangue, miseria, onore, sfruttamento, vendetta: per il suo ritorno alle origini Riccardo Scamarcio, anche produttore e co-sceneggiatore, ha scelto una storia a tinte forti...
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Amore, sangue, miseria, onore, sfruttamento, vendetta: per il suo ritorno alle origini Riccardo Scamarcio, anche produttore e co-sceneggiatore, ha scelto una storia a tinte forti ispirata a un fatto reale e ambientata nella sua Puglia: il film ”L’ultimo Paradiso” diretto da Rocco Ricciardulli, nel cast anche da Gaia Bermani Amaral, Pietro Gerardi, Valentina Cervi.
CONTADINO RIBELLE. Il film sarà disponibile dal 5 febbraio su Netflix, dunque il mondo interò vedrà Riccardo nei panni di Ciccio Paradiso, un contadino ribelle che vive in un piccolo paese del Sud. Siamo negli anni Cinquanta e l’uomo è diviso tra la devozione per la moglie (Cervi) e il loro bambino e la passione travolgente per la figlia (Amaral) del temutissimo e violento signorotto locale (Gerardi) che sfrutta i contadini e abusa delle donne. Ciccio, che incita i più deboli ad affrancarsi dai soprusi, sogna di scappare con il suo amore, ma una serie di aventi imprevisti e drammatici finirà per cambiare per sempre il destino di tutti...
LOTTA DI CLASSE. «Mi sono imbarcato in questo progetto perché affronta temi a cui sono particolarmente sensibile come sfruttamento, lotta di classe, attaccamento alle radici», spiega Scamarcio, 41 anni, una carriera sempre più internazionale (lo vedremo presto in "L’ombra di Caravaggio", il film diretto da Michele Placido w interpretato anche da Isabelle Huppert) e una figlia di pochi mesi nata dalla relazione con la manager inglese Angharad Wood. «Il film "L'ultimo Paradiso" parla anche di emigrazione, un fenomeno che riguarda noi italiani molto da vicino. E ripropone situazioni e atmosfere che io ho vissuto da bambino: penso a mia nonna che stendeva la sfoglia sul tavoliere, ai campi profumati...».
PATERNITÀ. ”L’ultimo Paradiso” rappresenta dunque il suo ritorno alle origini? «Ma io non me ne sono mai andato dalla Puglia, risponde l’attore, «ho mantenuto un legame forte con i luoghi della mia infanzia (vissuta a Andria, ndr). Il film è girato nei boschi in cui andavo a cercare funghi con papà». A proposito, ora che è diventato padre a sua volta conta di rallentare la sua carriera? «Non credo», risponde l’attore, «vorrà dire che porterò il lavoro a casa. La paternità è un rapporto assoluto. L’amore per un figlio va al di là di te stesso, ma io amo tantissimo girare dei film. Alla mia bambina insegnerò che il cinema è meglio della vita».
LA SALA. Il protagonista del film combatte per la libertà, propria e dei suoi compaesani. «La libertà è un valore che va difeso ad ogni costo, sempre, anche assumendosi dei rischi», afferma Scamarcio.
Il Messaggero