Salvatores: il mio supereroe teen e "invisibile" ora è cresciuto

Salvatores a GIffoni
Un supereroe teen, «che ora è un pò cresciuto, ha passato la “linea d’ombra” e se la deve vedere con un grosso senso di colpa, la scoperta di...

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Un supereroe teen, «che ora è un pò cresciuto, ha passato la “linea d’ombra” e se la deve vedere con un grosso senso di colpa, la scoperta di una sorellina, che non sapeva di avere, “infiammabile”, il confronto con due madri, una adottiva e una naturale, e paure come il terrorismo». Saranno fra le sfide, spiega Gabriele Salvatores al Giffoni Film Festival, per il protagonista Michele (Ludovico Girardello) in Il ragazzo invisibile - Seconda generazione, 2/o capitolo della saga fantasy in sala a gennaio con 01 Distribution, accompagnato anche da una nuova versione fumetto per Panini e un secondo libro per Salani. 

Nel cast anche Galatea Bellugi (nel ruolo di Natasha, la sorella gemella di Michele), Ksenia Rappoport, Ivan Franek, Noa Zatta e Valeria Golino. 
«Mentre nel primo capitolo Michele scopriva il suo superpotere, qui deve imparare a utilizzarlo - dice Salvatores guardando Girardello, che oggi con lui incontra i giovani in sala -. Ci sarà stavolta un forte scontro tra gli “speciali” e i “normali”. Il protagonista dovrà scegliere fra bene e male». 
Sarà «un sequel più dark. Michele scopre alcuni dei lati più oscuri della vita, che ne fanno parte come quelli belli e sono ugualmente importanti». 
Dopo il primo film del 2014, attraverso un concorso per le scuole primarie e secondarie, vinto da una scuola di Secondigliano, «abbiamo chiesto ai ragazzi di scrivere il loro sequel ideale. Sono venute fuori paure come quella di non essere realmente figlio della propria madre e del terrorismo. Le abbiamo inserite entrambe» racconta Salvatores. 
Il primo film «l’ho vissuto più come un gioco. Nel secondo sono stato più serio - dice il 17 enne Girardello -. Rispetto ai supereroi Marvel, questo è un supereroe che sembra molto più legato alla realtà. L’invisibilità è la metafora dei sentimenti del protagonista». 
D’accordo il cineasta: «per quanto succeda di tutto e sia molto spettacolare, anche grazie a 700 interventi degli effetti speciali, questo film è più onirico e introspettivo, seguiamo più le emozioni». 
C’è un legame tra Il ragazzo invisibile e lo chiamavano Jeeg Robot? «Il film di Mainetti che mi è molto piaciuto, è più un cinecomic puro. Il ragazzo invisibile gioca più col genere per raccontare anche altre cose; siamo parenti, ma diversi». 
Questi film «vanno a riempire uno spazio vuoto, quello del cinema per famiglie, in Italia poco praticato. Dobbiamo avvicinare i ragazzi a questa cosa meravigliosa che è il cinema, e alla sala, che penso non morirà mai, perché è il luogo più indicato per “rievocare fantasmi” come diceva Darrida». «Il ragazzo invisibile sarà una trilogia? «Perché no, se Ludovico rimarrà interessante... - scherza Salvatores -. A quasi 70 anni sto scoprendo un nuovo viaggio come autore, cerco più un racconto libero, scompagino un po’ le carte». 
Il regista premio Oscar sta già lavorando anche a nuove storie: «Non so ancora quale realizzerò per prima, forse un road movie negli Usa, sul rapporto fra padri e figli».

Gli sarebbe anche piaciuto continuare il film collettivo Italy in a day: «poteva diventare appuntamento quasi annuale. Un altro tema ad esempio poteva essere il Capodanno, tra aspettative, paure e vuoto. Ma la Rai a volte fa cose meravigliose, altre si perde un pò in una difficoltà decisionale». Le interessano anche le serie tv? «Certo, consentono così tante possibilità di sviluppo. Prima o poi mi piacerebbe dirigerne una». Agli aspiranti nuovi autori tra i ragazzi ci terrebbe soprattutto a comunicare l’importanza» di non mentire. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero