Salemme e Tortora nonni in guerra E' nata una nuova coppia comica

Vincenzo Salemme e Max Tortora nel film "La guerra dei nonni"
Si chiamano Tom e Jerry, come il gatto e il topo dei cartoni animati, e più diversi non potrebbero essere: quanto è esuberante, iperconnesso e sciupafemmine il primo...

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Si chiamano Tom e Jerry, come il gatto e il topo dei cartoni animati, e più diversi non potrebbero essere: quanto è esuberante, iperconnesso e sciupafemmine il primo abituato a girare il mondo, tanto è posato, legato alle tradizioni, ”analogico” il secondo che per hobby restaura mobili antichi. Sono i consuoceri Max Tortora e Vincenzo Salemme e, animati da una feroce rivalità tesa a conquistare l’affetto dei tre nipotini, ne combinano di tutti i colori quando vengono incaricati di accudire i piccoli in assenza dei genitori in viaggio. Tra malintesi, incidenti, risate e buoni sentimenti. E’ nata una nuova coppia comica, protagonista di una commedia ”per tutti” che, mentre l’età media della popolazione s’innalza, anche in platea, rende omaggio all’età matura: La guerra dei nonni, film diretto da Gianluca Ansanelli, in sala con Medusa dal 30 novembre forte dei due protagonisti (a cui si aggiungono Herbert Ballerina, Ana Caterina Morariu, Luca Angeletti, Bianca Guaccero) e una sceneggiatura ”di ferro” che diverte senza un filo di volgarità.

LA SERIE. E già si parla di una serie sui nonni ”cane-e-gatto” scritta su misura dei due attori che, dopo le riprese, si sono scoperti molte affinità e sono diventati amici: «Se c’è Vincenzo, sono pronto a firmare un contratto in bianco», esclama il 60enne Tortora mentre Salemme, 66, conferma: «Anch’io sarei disposto a lavorare in coppia con Max se ci fosse una buona sceneggiatura che, non dimentichiamolo, è il punto di partenza obbligato di qualunque successo». Oggi che, grazie alla rete, i nuovi comici spuntano come funghi, è più difficile far ridere? «Non esiste una formula magica, universale», risponde Salemme, «se hai fatto centro lo capisci dalla reazione del pubblico: quando ride, è andata. Anche la volgarità può funzionare, io ne faccio a meno ma è un ingrediente». E qui entra in gioco il pensiero polticamente corretto che, denunciano molti attori brillanti, si è fatto sempre più pressante e imbavaglia l’ispirazione. «Vorrei sapere chi stabilisce cosa è polticamente corretto: un ente superiore, un’autorità?», insorge Tortora, «l’arte di far ridere, che è un dono innato, e soprattutto la satira non dovrebbero avere limiti». Aggiunge Salemme: «Sentirsi politicamente corretti è sbagliato. Bisognerebbe essere ”culturalmente” corretti. La risata è sempre impertinente. E prima di parlare di come si è trasformata, bisognerebbe ricordare che è cambiato il pubblico: non si accontenta più delle cose già viste o sentite, pretende la novità e la qualità. Guardando La guerra dei nonni gli spettatori si divertiranno senza sentirsi stupidi».

LA COMMEDIA. La commedia è comunque un genere in crisi: lo dimostrano gli incassi che stanno premiando film drammatici come C’è ancora domani, Comandante, Io capitano. «La commedia non è in declino», obietta Salemme, «andrebbe valorizzata, questo sì, gratificandola con i premi che non ha mai avuto e riservaldole investimenti destinati ad esaltare la qualità più della quantità». Né Vincenzo (che sta portanto in tournée Natale in casa Cupiello, il 15 febbraio in programma al Sistina) né Max, che prepara la sua prima regia, sono nonni nella vita. «Non ho avuto bisogno di ispirarmi ai miei avi, mi è bastata la sceneggiatura», sipiega Salemme. E Tortora rivela di non somigliare al suo personaggio: «Una sera avevo ordinato una pizza a domicilio e, siccome non so rispondere al citofono, quando è arrivata sono sceso in mutande. Altro che nonno tecnologico». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero