Primo Maggio, Bennato: «È festa del lavoro, non un disco per l'estate»

Primo Maggio, Bennato: «È festa del lavoro, non un disco per l'estate»
«Il 1 Maggio è giustamente una festa e il divertimento non può mancare, ma non può diventare un happening da Disco per l'estate»: lo dice...

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«Il 1 Maggio è giustamente una festa e il divertimento non può mancare, ma non può diventare un happening da Disco per l'estate»: lo dice all'ANSA Edoardo Bennato il giorno dopo la sua esibizione sul palco del Concertone di piazza San Giovanni a Roma. La performance era stata tagliata in tv per mandare in onda la pubblicità su Rai3 mentre l'artista interpretava la sua quarta canzone in scaletta, 'Meno male che adesso non c'è Neronè. «Il problema del lavoro oggi è grave e la ricorrenza del concerto di piazza San Giovanni non può svilirsi del suo significato originario, non può essere un mero teatro di Corte, come si ha avuto la sensazione di vedere», spiega Bennato che, a caldo, aveva ipotizzato che si fosse trattato di «disguido, disorganizzazione o, magari, censura». Ribadisce di aver voluto partecipare «con piacere alla festa del 1 Maggio a Roma, la Festa dei Lavoratori, perché molto sentita».


Per questo motivo spiega di aver scelto «una scaletta di brani particolarmente significativi per l'evento», a partire da 'Pronti a salparè «un brano dedicato a Fabrizio De André (ricordato anche da Clementino) e rivolto non solo a quelli che sono sempre pronti a salpare dall'inferno della miseria, delle guerre e delle carestie, ma soprattutto pensato per il nostro mondo occidentale, il mondo del benessere, della pace, dell'abbondanza, che deve essere pronto a salpare, a cambiare modo di pensare se il concetto di umanità ha ancora un senso. È necessario - aggiunge - cambiare modo di pensare e capire che il nostro benessere futuro non può prescindere dalla soluzione dei problemi del terzo mondo, senza finto buonismo ma addirittura per pratico utilitarismo».


Con 'Vendo Bagnolì Bennato ha voluto poi ricordare «la fatica del lavoro» attraverso la figura di suo padre, ex dipendente Italsider, «ma soprattutto la dignità di una persona per cui il lavoro è elemento fondamentale e imprescindibile a cui oggi molti, troppi giovani non hanno accesso». Ha sentito la necessità di condividere su quel palco anche 'A cosa serve la guerrà «per condividere con la piazza un momento di riflessione sulla situazione politica che stiamo vivendo a livello internazionale». L'artista parla di una scelta di «brani dalle sonorità fortemente rock, ma densi di significato» con l'ironica conclusione affidata al quarto brano in scaletta 'Meno male che adesso non c'è Neronè perché, ribadisce, il 1 Maggio non è e non deve essere uguale a Un disco per l'estate.
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Il Messaggero