Pompei, spunta il nome di una bimba "Mummia", inciso in un fiore bianco

Pompei, spunta il nome di una bimba "Mummia", inciso in un fiore bianco
Pompei riapre al pubblico dopo il lockdown e lo fa regalando anche nuove scoperte. Verrebbe quasi da dire che punta agli effetti speciali, visto che si tratta di un'altra...

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Pompei riapre al pubblico dopo il lockdown e lo fa regalando anche nuove scoperte. Verrebbe quasi da dire che punta agli effetti speciali, visto che si tratta di un'altra Villa dei Misteri. A far emozionare gli archeologi è stato un nome, graffito su un muro, esattamente in un fiorellino bianco, dipinto su una parete quasi a monocromo nero brillante. Vi si legge "Mummia", e non allude alla presenza di una sepoltura mummificata, ma al nome dell'ipotetica padrona di casa. Una bambina, di nome Mummia, che l'avrebbe scritto direttamente sul muro per ricordare la sua presenza, e che potrebbe essere l'esponente della famiglia dei Mummii, importantissima dinastia di Roma, ma di cui, nella città vesuviana, non si erano mai riscontrate testimonianze. Un mistero? La suggestione è forte. Compresa la commozione di aver trovato le ultime tracce di vita di una bambina prima della tragica notte della devastazione. 


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Siamo nell'area di Civita Giulianaa nord della città romana, subito fuori le mura dell'antica colonia, nel nuovo cantiere di scavi riaperto alla fine della quarantena. Qui gli archeologi capitanati dal direttore del parco Massimo Osanna stanno riportando alla luce 
«una grande, importantissima villa suburbana, imponente e affacciata sul mare, così ricca da ospitare nelle sue stalle anche cavalli di gran razza, finemente bardati in bronzo». Pareti dipinte e architetture che lasciano pensare ad una struttura vicina, per importanza e fasto, alla celeberrima Villa dei Misteri. Un complesso di età augustea con i locali di rappresentanza che si affiancano a quelli di servizio e di lavoro. Un sito già intercettato all’inizio del Novecento, scavato a fasi alterne, e finito sotto l’assalto dei tombaroli. Fino a quando, nel marzo del 2018, il parco di Pompei non si è “alleato” con la Procura di Torre Annunziata e il comando dei carabinieri per bloccare il mercato illecito. Ed è stato avviato uno scavo sistematico dell’area. I risultati più emozionanti erano stati svelati nel Natale del 2018 quando l’indagine aveva intercettato la stalla della tenuta dove si è potuto realizzare il calco di tre cavalli di razza.

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Una residenza di altissimo pregio, sottolinea Osanna,
«con ambienti riccamente affrescati e arredati, sontuose terrazze digradanti che si affacciavano sul golfo di Napoli e Capri, oltre ad un efficiente quartiere di servizio, con l'aia, i magazzini per l'olio e per il vino e ampi terreni fittamente coltivati». Appartenuta forse ad un generale o ad un altissimo magistrato militare, forse addirittura ad un esponente dei Mummii come sembra dirci quel nome graffito sul muro da una mano bambina. Una villa che venne solo parzialmente danneggiata dalle scosse di terremoto che precedettero il culmine dell'eruzione.


Ma il nuovo scavo ha anche una sua singolare storia. Una di quelle che ha a che fare con tombaroli senza scrupoli. Già perché le indagini in questa area congiunte con la Procura di Torre Annunziata e i carabinieri hanno permesso di localizzare il tesoro più grande proprio nel giardino di casa del tombarolo, oggi in corso di espropriazione mentre l'uomo è sotto processo. In quel prato, nascosto da un capanno in legno, era stato scavato un pozzo che scende fino al livello di quella che fu la villa. Qui i tombaroli avevano allestito il loro cantiere di lavoro, scavando anche un impressionante cunicolo lungo oltre 60 metri, che dagli ambienti del criptoportico arriva alle stalle. In un angolo, ordinati e pronti all'uso, sono rimasti tutti gli attrezzi del mestiere, dagli scalpelli al bidone per sciacquare dalla terra i reperti trafugati.
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Il Messaggero