Pete Burns, frontman dei Dead or Alive: «Ho rischiato la vita con la mia ossessione per la chirurgia estetica»

Pete Burns
Il declino artistico, la popolarità in discesa e, soprattutto, un centinaio di interventi di chirurgia estetica che l’hanno portato prima alla depressione e poi a...

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Il declino artistico, la popolarità in discesa e, soprattutto, un centinaio di interventi di chirurgia estetica che l’hanno portato prima alla depressione e poi a mettere a repentaglio la sua stessa vita: non sono stati facili gli ultimi anni per Pete Burns, cantante e frontman dei Dead Or Alive, band in auge tre decenni fa grazie alla hit You Spine Me Round (Like a Record). Il cinquantasettenne artista britannico, che con la sua ambiguità sessuale e i suoi look stravaganti anticipò in qualche modo la rivoluzione del costume musicale portata avanti dal trasgressivo Boy George, ha raccontato il suo calvario all’emittente televisiva inglese Channel 5.

 
 

 
“Le operazioni a cui mi sono sottoposto sono probabilmente 300 - ha raccontato Burns, che si è paragonato scherzosamente a Frankestein, davanti alle telecamere della trasmissione Celebrity Botched -. Spero che, quando morirò, il buon Dio mi riconosca”.
 
La sua ossessione per la chirurgia nacque una ventina di anni fa, quando si ruppe il naso durante un concerto a Liverpool e fu “costretto” fatalmente a correre ai ripari. “Mi sono reso conto che stavo per diventare una star della tv e ho dovuto curare sempre più il mio aspetto”. Da allora, Pete, noto anche per aver partecipato nel 2006 al Grande Fratello VIP inglese, si è rifatto quattro volte il naso e due gli zigomi, senza contare i tanti interventi subiti per gonfiare le labbra, il più recente dei quali gli costò due buchi intorno alla bocca e la continua fuoriuscita di silicone.
 
Per mettere a posto le cose (ma anche per cullare l’illusione di sembrare perfetto), così, dopo aver denunciato il chirurgo e ottenuto un risarcimento, Burns, ormai sempre più simile nell’aspetto a una donna, scelse di sottoporsi ad altre duecento operazioni, che col passare del tempo gli hanno procurato diversi guai economici - nel 2014 ha dichiarato bancarotta e l’anno successivo è stato sfrattato - e clinici. “Avevo sviluppato coaguli di sangue ed embolie polmonari nelle gambe, al cuore e ai polmoni. Inoltre spesso mi comparivano segni neri sulla pelle”.
 
Prossimo a tornare sotto i ferri per un intervento ai denti, rovinati a causa di quest’ultimo problema di salute, una grana che lo stava per uccidere, nonostante i difficili trascorsi, comunque, Pete non ha certo perso buonumore e senso dell’ironia.“Ho graffette, dadi, bulloni, punti di sutura su tutto il corpo. Sono Frankenstein ma ho la massima flessibilità fisica, una cosa non comune a tutti”.

 
 
 
 
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Il Messaggero