De Andrè come filo rosso, ancora una volta. Neri Marcorè l'aveva portato in scena proprio al Brancaccio dove domani e giovedì ha riempito di rimpianti chi...
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Il legame di Neri con la musica è profondissimo, ancestrale. «La gente all'inizio mi percepiva soprattutto come attore, l'imitatore, l'attore comico. In realtà la prima volta sul palco fu proprio da cantante, nelle mie Marche. Poi il regalo di una chitarra da parte dei miei e la conoscenza del mondo dei cantautori. Ma anche dei Beatles o i Bee Gees. Ebbene sì, sono cantante, anche cantante; come sono comico e drammatico. Il tema è molto italiano. C'è la necessità di incasellarti, di costruirti una gabbia artistica intorno. In America è strano l'artista che non sa cantare e ballare, se fa anche l'attore».
In passato i suoi percorsi hanno incrociato un altro enorme esempio di cantattore. «Io Gaber a teatro l'ho visto più di una volta, ma non tutte quelle che avrei voluto: esprimeva anche col gesto, con quei balletti strani eppure così espressivi. Un certo signor G era un percorso dentro Gaber che forse sarebbe piaciuto anche a Giorgio, voglio pensare così». De Andrè, il Faber che con Pasolini ha usato per parlare delle tragedie di oggi preconizzate ieri era l'ultima volta in scena proprio al Brancaccio: «Quello che non ho, che ho realizzato con Giorgio Gallione, era uno spettacolo ambientalista, sullo sfruttamento della nostra terra. Certe cose le scrivevano 40 anni fa e sono attuali».
Neri è stato attentissimo, da esegeta deandreiano qual è, alla fiction con Luca Marinelli protagonista: «Luca è stato bravissimo a rendere lo spirito dolente di Fabrizio, assurda l'attenzione al suo dialetto non genovese: non era un'imitazione delle mie, quella. Utilissimo e bello rivedere certi momenti della vita di De Andrè e farlo conoscere a tutti». Neri è pronto a riaccendere il faro sui monte delle sue Marche: «Il secondo anno di Risorgi Marche è anche più importante dei 13 concerti e delle 80 mila persone portate nei territori del terremoto: la gente ha bisogno di attenzione, di vicinanza e di essere lasciata libera di ricostruire la propria vita. Con i fatti». Saluta Il Messaggero con la dolente nenia di Rimini, ricordando la band che lo accompagna: «Esco dal clichè rock del gruppo stile Pfm, con Gnu Quartet (formazione che ha già collaborato con Subsonica, Afterhours, PFM, Gino Paoli, ndr) per un De Andrè che sia tutto mio».
(Teatro Brancaccio, via Merulana 244. Domani e giovedì, ore 21)
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Il Messaggero