Mostri gonfiabili e scheletri robot per i Muse a San Siro, il 20 si replica all'Olimpico a Roma

Mostri gonfiabili e scheletri robot per i Muse a San Siro, il 20 si replica all'Olimpico a Roma
Il problema dei mutanti è trovare un’identità live, un filo rosso che avvolga gli stili come un pacco regalo e che al tempo stesso mantenga...

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Il problema dei mutanti è trovare un’identità live, un filo rosso che avvolga gli stili come un pacco regalo e che al tempo stesso mantenga l’originalità. Nella prima, spettacolare data italiana di un tour che replica stasera a San Siro e che approderà allo stadio Olimpico di Roma il 20 luglio, i Muse sono riusciti nell’impresa centrifugando chitarre che sembravano rasoi, malinconie esistenziali, elettronica e bellezza, ritmo e ballate, tra gli estremi di Radiohead e Rage Against The Machine e, a tratti, un pizzico di Queen. Più di due ore di concerto, con “Algorithm” ad aprire la trentina di brani tra vecchie e nuove pagine e una versione di “Pressure” da paura. Palco stellare, abbondanza di effetti speciali, mostri gonfiabili e un delizioso, enorme scheletro robot ad agitare una serata caldissima in tutti i sensi.


In questa scenografia hollywoodiana, la musica riesce a non essere solo contorno. Matthew Bellamy è dentro lo show come pesce nell’acqua: “”Uprising”, “Mercy” e “Thought Contagion” scatenano ovazioni, ma tutto il percorso giustifica l’adorazione piena e incondizionata del pubblico dei mutanti perché dimostra come sia possibile coniugare il mondo del rock alternativo con la dimensione da stadio. Volendo azzardare una conclusione potremmo dire che a San Siro è andata in scena una superba rappresentazione di rock geneticamente modificato. I Muse vincono perché osano e stupiscono, perché vanno sempre dove il pubblico non si aspetta che vadano. Esattamente come il gigantesco scheletro che morde l’aria e sembra ridere della paura altrui. Spettacolo impossibile da raccontare nei dettagli e da vedere in ogni dettaglio.
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Il Messaggero