Povera Lisa Gherardini del Giocondo, ammesso che sia veramente lei: non la lasciano davvero stare in pace, nemmeno mezzo millennio dopo la sua presumibile morte. Martedì, della...
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PARAGONI
I campioni saranno portati all’Università di Bologna. Intanto, per capire se, per caso, anche Lisa sia sepolta nella medesima tomba (e come si farà a saperlo?); perché, nel Seicento, il cimitero di Sant’Orsola dove lei sarebbe stata inumata, ha subito una ristrutturazione, e, dicono quanti stanno svolgendo questi esperimenti, «non si può escludere che i suoi resti mortali possano essere stati trasferiti nella tomba di famiglia». I Dna che forse saranno prelevati martedì (ci sono pure incognite, legate allo stato dei resti, e alla possibilità di riuscire veramente a recuperare frammenti ossei in grado di concederne l’estrazione), saranno poi paragonati a quelli recuperati nel cimitero di Sant’Orsola, sempre a Firenze. Specialmente quelli di alcuni di defunti della stessa età della presunta Monna Lisa, su cui, come ammette lo stesso Vinceti, «non è stato possibile effettuare la prova del radiocarbonio», che potrebbe indicare, almeno con qualche approssimazione, la data della loro morte.
CLAMORE
La notizia è destinata a fare certamente clamore. Come qualsiasi che riguardi lo stupendo ritratto dipinto da Leonardo, e di cui, in realtà, sappiamo ancora molto poco. Ma però da chiedersi: e poi? Quand’anche conoscessimo il Dna di una donna, forse la Gherardini (chissà?), cosa ne potremmo fare? Magari prelevarlo dal quadro del Louvre, e vedere se sono analoghi, identici, o compatibili? Vinceti ci aveva già provato, con la caccia ai «resti mortali» di Caravaggio. Sapere quale fosse il suo Dna avrebbe mutato qualcosa nella realtà delle sue opere, nelle sue capacità di dipingere, o nella sua fama universale? Chiederselo è totalmente superfluo: anche perché anni di ricerche non hanno prodotto alcun risultato scientificamente certo. Come promettono già adesso di non fornirne quelli sulla povera Lisa Gherardini. Si cerca perfino di sapere dove è sepolta; quando si troveranno tracce di una donna con le sue caratteristiche, sarà improbabile accertare che sia proprio lei. E poi, che ce ne facciamo del Dna di una nobildonna fiorentina, quando non siamo neppure sicuri al cento per cento che si tratti esattamente della musa di Leonardo da Vinci? Uno studioso assai rigoroso, tutta una vita trascorsa all’Enciclopedia Treccani, ha per esempio affermato di recente che Monna Lisa ritrarrebbe una donna di Urbino, deceduta di parto: Pacifica Brandani, madre di un figlio avuto da Giuliano de’ Medici, committente di Leonardo (secondo lui) e a Firenze, e non a Roma. La ricostruzione si basa su una serie notevole di indizi «univoci e convergenti», come direbbero i legulei. Quindi, caccia al Dna di una donna, che non sappiamo nemmeno se sia quella ritratta da Leonardo.
EVENTI
L’arte, però, ha bisogno di eventi.
Il Messaggero