«Lasciami divertire almeno oggi». Look total black con tanto di cappellino e occhiali da sole, girando tra i banchetti di Kickit, la fiera romana dello streetwear,...
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Ottanta gli espositori da tutto il mondo, una decina provenienti da Roma, c'è un barbiere («Il primo barber shop che ha al suo interno un negozio di abbigliamento» racconta Matteo, il fondatore del salone alla Montagnola), customizzatori di scarpe da ginnastica - come Graure ventitreenne romeno le cui creazioni sono indossate anche da Mauro Icardi - dj sul palco con musica “rigorosamente” hip hop e trap e, ovviamente, tanto abbigliamento streetwear, con pezzi unici, di marche di grande attrattività per i giovani.
Dalle scarpe di “Ritorno al Futuro”, dal valore di 4500 euro, a giubbini da 1200 euro, magliette da 350 euro e persino calzini da oltre 60 euro, per un giro di affari di oltre mezzo milione di euro in un solo giorno: «Essere genitori di un fan dello streetwear costa tanto – dicono Lorenzo e Simona Cubeddu, che hanno portato due figli entusiasti a vagare in cerca del “pezzo” preferito – anche noi abbiamo la passione delle sneakers e cerchiamo di accontentare i nostri ragazzi. Non spesso, ma si può fare». Si moltiplicano i flash per i selfie, specie con l'arrivo di Leonardo Bocci degli Actual, ma anche per la presenza di alcuni influencer di Instagram da oltre 130mila follower, come Franklin, che indossa uno straordinario mantello di finto ermellino, di Londra che sui social è “kingoftrainers”. Lo streetwear è anche un modo per guardare al futuro della vendita online, con i social che diventano un vero e proprio negozio virtuale come spiegano Rachid e Hanna, entrambi marocchini di base a Madrid, e Anjo e Jasmine, romani di origine filippina: «Compriamo alcuni oggetti e poi li fotografiamo e li mettiamo su Instagram. Da lì ci contattano e procediamo alla vendita. Niente depositi, abbiamo tutto a casa». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero