«Siamo quasi all’ora zero: mancano più secondi che minuti», scrisse Aldo Moro in una delle sue lettere di prigionia. Si riferiva alla propria vita, ma...
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Quel sequestro, compiuto dalle Brigate Rosse il 16 marzo, e il corpo senza vita ritrovato il 9 maggio 1978, 55 giorni dopo, hanno contrassegnato la fine di una generazione, la sua morte, il tramonto della Repubblica. Damilano, giornalista e direttore de l’Espresso, autore di “Un atomo di verità. Aldo Moro e la fine della politica in Italia” (ed. Feltrinelli), torna a quell’istante per indagare le traiettorie che si sono dispiegate fino a oggi. Affiancato dall’attore Emanuele Caiati - nipote di Moro, figlio di Agnese - legge brani dalle lettere, gli scritti e i discorsi dello statista. In un racconto, anche autobiografico, che attraversa la dissoluzione della Dc, la morte di Berlinguer, la caduta del Muro, Tangentopoli e la latitanza di Craxi in Tunisia, fino all’ultima stagione, inaugurata dalla sua metafora televisiva: il Grande Fratello. Arriva a Berlusconi, a Grillo e a Renzi, protagonisti di una politica che da orizzonte di senso e speranza si è fatta narcisismo e nichilismo, cedendo alla paura e alla rabbia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero