Ufo nel porto, ricordando Fellini e Flaiano

Luca Ricci
Di yacht mastodontici nei paraggi del porto di Ostia se n’erano già visti parecchi. A un certo punto si pensava addirittura che la foce del Tevere fosse diventata una...

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Di yacht mastodontici nei paraggi del porto di Ostia se n’erano già visti parecchi. A un certo punto si pensava addirittura che la foce del Tevere fosse diventata una specie di Silicon Valley marina, visto che era stata l’attracco di tutti i pezzi da novanta dell’informatica americana: su tutti Paul Allen, co-fondatore insieme a Bill Gates di Microsoft. E chissà di quali tecnologie avveneristiche erano dotati quei colossi da diporto, timoni con mouse incorporato per navigare contemporaneamente in mare e su Internet o vele cablate capaci d’intercettare la folata di vento giusta…




Niente di paragonabile però a quella volta che al porto di Ostia arrivò una nave aliena. Il primo a vederla fu un pescatore che sbottò: “Ma l’UFO nun venivano dar cielo?”. La nave era impressionante, e occupava quasi cento metri di banchina. La voce si sparse subito a macchia d’olio e nel giro di una manciata di minuti un capanello di vacanzieri, politici, soubrette, paparazzi e forze dell’ordine stazionava davanti a quello spettacolo straordinario.



A una settimana dallo sbarco alieno, nessun umano aveva ancora avuto il coraggio di stabilire un contatto. La nave se ne stava incastrata tra le banchine, immobile nelle acque stagnanti del porto. Dalla Direzione Generale però, congiuntamente a un comunicato del Sindaco, fecero sapere che grazie a quell’evento eccezionale il turismo sarebbe aumentato del 300%, e l’area sarebbe stata interamente riqualificata. I più contenti erano gli immobiliaristi: grazie agli UFO per il mattone si parlava di un rialzo del 30%.



In spiaggia invece era già scattato il toto UFO. Che aspetto avevano? Qualcuno naturalmente giurò che era riuscito a vederli. E il passaparola scattò implacabile: un portiere di una palazzina l’aveva confidato alla postina che l’aveva spifferato alla parrucchiera che l’aveva detto al giornalaio… Gli alieni erano ometti azzurri che davano sul viola, ecco, erano di un color pervinca! Ostia avrà anche tutte le carte in regola per diventare la nuova Costa Smeralda, ma mai come in quei giorni vi si poteva respirare un festoso e sovraeccitato clima da strapaese...



Poi a poco a poco l’interesse per gli UFO scemò. Visto che dalla nave non si decideva a scendere nessuno, la notizia passò in secondo piano, e la gente in spiaggia tornò ad appassionarsi ai soliti Vip. Anzi ci fu quasi una sollevazione popolare quando si seppe che a causa della nave aliena l’imbarcazione di un noto personaggio del jet set- Roman Abramovič, Johnny Depp, Ivana Trump?- non poté fermarsi nel porto. Qualcuno pieno di risentimento urlò verso l’oggetto non identificato: “A Marzià, te scansi?”.



Un giorno, quasi alla fine dell’estate, alcuni bambini stanchi di prendere a sassate i gatti o di bucare le reti dei pescatori di telline, decisero di assaltare la nave aliena: tanto ormai erano settimane che nessuno ne parlava più. Soltanto allora si capì che si trattava di un gigantesco pezzo di cartapesta, uscito chissà come dagli studi di Cinecittà, che aveva risalito il Tevere e si era depositato lì. In seguito, e questa forse è la cosa più straordinaria di tutta la vicenda, si scoprì che si trattava di un enorme pezzo della scenografia dello “Sceicco Bianco” di Federico Fellini.




Twitter: @LuRicci74 Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero