Lou Reed, il lato oscuro in una biografia choc: «Era razzista e picchiava le donne»

Lou Reed
Misogino, razzista, violento. È questo il Lou Reed che viene fuori dalle anticipazioni di “Notes from the Velvet Underground: The Life of Lou Reed”, biografia non autorizzata...

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Misogino, razzista, violento. È questo il Lou Reed che viene fuori dalle anticipazioni di “Notes from the Velvet Underground: The Life of Lou Reed”, biografia non autorizzata scritta, con il contributo di 140 persone tra cui colleghi di lavoro, vecchi amici e vecchie fiamme, da Howard Sounes. In uscita il prossimo 22 ottobre, il volume racconta aneddoti e curiosità della carriera del defunto artista newyorchese, scomparso nell’ottobre 2013 all’età di settantuno anni, soffermandosi però anche sulla sua vita privata, su quel “wild side”, quel lato selvaggio che, a quanto pare, sarebbe stato costellato da tanti episodi sconcertanti.




Uno di questi è illustrato all’autore da Bettye Kronstadt, prima moglie di Reed, da cui divorziò nel lontano 1973: “Ti schiacciava contro a un muro. Ti malmenava. Ti colpiva... ti scrollava... una volta mi ha lasciato con un occhio nero”, ha ammesso la donna, oggi sessantaseienne.



In un’altra circostanza, ricordata da tal Allan Hyman, un compagno di scuola, invece, l’ex frontman dei “Velvet Underground” avrebbe malmenato una ragazza a cui era riuscito a strappare un appuntamento: “Lei parlava. Lui si è alterato per quello che lei aveva detto e l’ha colpita violentemente alla nuca”.



In generale, il quadro ricomposto da Sounes è quello di un uomo “misogino”, che ”picchiava le donne. Non tutte ma lo ha fatto con la sua prima moglie, ad esempio, e ha scritto spesso testi che parlavano di violenza verso le donne - è come se fosse ossessionato dall'argomento”.



Tra le pagine del libro, poi spuntano episodi di razzismo, con riferimenti sgradevoli alle differenze di pelle - “Non mi piacciono i negri”, avrebbe detto di Donna Summer - e di religione - “E’ un ebreo pretenzioso”, avrebbe esclamato su Bob Dylan -.



“Amavo la sua musica, ma non puoi ignorare i fatti - ha spiegato Sounes al portale thedailybeast.com -. I coccodrilli dopo la sua morte sono stati tutti un po’ troppo gentili, perché lui era davvero una persona sgradevole. Un vero mostro; credo realmente che la parola “mostro” si possa utilizzare senza remore in questo caso”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero