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«Come vedi sono qua. Monta su, non ci avranno. Finché questo cuore non creperà. Di ruggine, di botte o di età». Chiude Urlando contro il cielo, la sua notte romana, dopo uno sgrullone rock che bagna per due ore un Olimpico quasi sold out. Qualche nota dai Sogni e si presenta, “Ciao”, Questa è mia vita e lo stadio è suo: Ligabue torna in arena, dopo quattro anni dall’ultima volta, e, senza un album da promuovere (uscirà il 22 settembre il nuovo Dedicato a noi, di cui ha anticipato solo due brani), apre al pubblico le porte dei suoi 63 anni di vita e di carriera. «È la mia tredicesima volta qui», dice dietro i suoi occhiali scuri, avvolto da lampi rossi, e spinge con la sua versione più vigorosa, sostenuta da potenti soli, duetti o quartetti di chitarre, e una base ritmica scatenata, come il coro di quarantacinquemila voci che sale dal prato alle tribune (tra gli ospiti anche Emma e Andrea Delogu).
LA BAND
Uno show (condiviso con la band, Fede Poggipollini, Niccolò Bossini e Max Cottafavi alle chitarre, Luciano Luisi alle tastiere, Ivano Zanotti percussioni e Davide Pezzin al basso) che picchia duro sulle emozioni, I ragazzi sono in giro, Piccola stella senza cielo, Salviamoci la pelle. Recuperando brani che raramente concede live, allineando greatest hits, Una Vita Da Mediano, Eri Bellissima, Un colpo all’anima, I duri hanno due cuori (dai suoi tredici dischi e cinque dal vivo) con cui conquista reclute da ogni generazione, proponendo al karaoke di massa, Il sale della terra, Tra palco e realtà, Si viene e si va, Per sempre («Chi se ne va non se va»), ma anche gli ultimi singoli Riderai e Così come sei, inediti tratti dal prossimo album (aveva sollecitato i fan sui suoi profili social, nei giorni scorsi, assicurando che non sarebbero mancate sorprese e non li ha delusi).
Apre il concerto da solo, con la sua chitarra e i suoi Sogni di Rock n’roll. Ma solo non è perché il pubblico non lo abbandona neanche per una strofa.
Fan generosi che Ligabue ha scatenato con una sfuriata lunga fino alla nuova Riderai, ballata soft per poi virare elettrica, accompagnata dalla proiezione del testo sullo schermo così da non interrompere l’esibizione collettiva. Così come sei «che è il seguito della storia di quei ragazzi di Salviamoci la pelle» e si fanno i conti con lo scorrere della vita. Ballads e ancora rock con una energica versione di Balliamo sul mondo, con quattro chitarre a rubare la scena alle tastiere. Per sempre, Lettera a G. per raccontarsi nell’intimità davanti al pubblico che lo segue come in un rito liberatorio. Fino al leggendario Certe notti che mette tutti in piedi.
LA TIRATA
Una pausa per riprendere fiato e la tirata finale fino all’ultimo respiro. “Non cambierei questa vita con nessun’altra. E guardo te, vedo che la musica va da sé altroché. Ma tu questa notte girala pure, girala come vuoi. Che abbiamo vinto noi”, e poi Urlando contro il cielo, tutti insieme, in una notte leggendaria.
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