"Liberi tutti", su Rai3 la satira del politicamente corretto

Giorgio Tirabassi con Valeria Bilello
”Liberi tutti”: è una prospettiva, un’insopprimbile speranza in questi tempi di pandemia caratterizzati dalla restrizione dei nostri movimenti. Liberi...

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”Liberi tutti”: è una prospettiva, un’insopprimbile speranza in questi tempi di pandemia caratterizzati dalla restrizione dei nostri movimenti. Liberi tutti è anche il titolo incredibilmente attuale, quasi da instant-movie, della serie che, dopo il debutto su RaiPlay avvenuto nell’autunno scorso, domani sbarca su RaiTre in prima serata. Mettendo due filosofie di vita a confronto in chiave di commedia: da una parte egoismo e cinismo, dall’altra solidarietà e condivisione. Il protagonista è Giorgio Tirabassi nel ruolo di un faccendiere senza scrupoli condannato per riciclaggio e costretto a scontare gli arresti domiciliari in una struttura di ”cohousing” a tu per tu con l’ex moglie (Anita Caprioli) e altri ospiti (Caterina Guzzanti, Thomas Trabacchi, Valeria Bilello) che compongono un universo apparentemente agli antipodi del suo. Ma le sorprese sono assicurate.

ARRESTI DOMICILIARI. Prodotta da RaiFiction e Italian International Film, la serie in 12 episodi è una satira del politicamente corretto ed è stata scritta e diretta da Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, già partner creativi del compianto Mattia Torre e con lui registi della commedia ”cult” Boris. «Abbiamo faticato un po’ per imporre il titolo dei 12 episodi, involontariamente adeguato al presente: i produttori volevano Cohousing», spiega Ciarrapico, «ma noi abbiamo insistito: Liberi tutti era il grido di battaglia di Mattia alla fine di un lavoro». Aggiunge Vendruscolo: «Una mia zia defunta mi è apparsa in sogno e mi ha detto ispirata: ”Liberi tutti, liberi tutti”. Sembra una battuta ma, giuro, è la verità...credo che negli ultimi due mesi siamo stati in un isolamento simile agli arresti domiciliari e adesso non se ne può più dei tg e dei talk sul coronavirus. La serie corrisponde al bisogno di leggerezza del pubblico».
IL FUTURO. Ma com’è nata l’idea? «Da un soggetto di Sandrone Dazieri, Valter Lupo e Gianluca Bomprezzi che noi abbiamo sviluppato nel segno della nostra comicità sopra le righe», spiega Ciarrapico. «Io, in particolare, ci ho aggiunto molte cose rubate alla mia esperienza di ex occupante del Teatro Valle dove si viveva tutti insieme. La serie vuole smascherare i falsi miti: libertà non è fare tai chi collettivo in giardino, ma conoscere le proprie catene». Non ci sarà la quarta stagione di Boris, «negli anni scorsi ci avevamo pensato ma ora senza Mattia non avrebbe senso», spiegano i due autori. Cambieranno il cinema, il teatro e la tv dopo la pandemia? «E’ ancora presto per dire se la realtà che abbiamo vissuto influenzerà il racconto anche perché non sappiamo cosa ci aspetta e, ad esempio, per quanto tempo dovremo portare la mascherina», risponde Vendruscolo.

LA GRANDE COMMEDIA. Aggiunge Ciarrapico: «Gli autori hanno il dovere di tenere gli occhi aperti, il miglior cinema nasce sempre dopo i drammi». E si potrà ridere anche del virus? «Si fa già ora, attraverso i meme che impazzano sulla rete. L’essere umano possiede una carica sovversiva che lo porta a sdrammatizzare anche le tragedie. Come la grande commedia italiana: penso al film di Mario Monicelli La grande guerra che faceva ridere e piangere al tempo stesso. E resta un capolavoro». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero