Per la Stagione Lirica areniana 2019, Fondazione Arena mette in scena Aida, opera simbolo del suo Festival, che sarà proposta nell’Edizione Storica del 1913 con una...
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La storia delle stagioni liriche areniane nasce nel 1913, quando il tenore veronese Giovanni Zenatello, per celebrare il primo centenario dalla nascita di Giuseppe Verdi, ebbe l’idea di allestire un grande spettacolo d’opera in Arena. La rappresentazione di quella prima edizione areniana di Aida, la sera del 10 agosto 1913, costituisce uno dei più importanti avvenimenti internazionali del primo Novecento: era nata la più grande stagione lirica all’aperto del mondo e da allora l’affluenza e il calore del pubblico non hanno smesso di premiare gli inventori di questo incredibile spettacolo operistico giunto alla sua 97ma edizione.
La volontà divulgativa unita a quella spettacolare, che caratterizza da sempre l’attività areniana, trova piena corrispondenza nel progetto iniziato nel 1981 dal regista Gianfranco de Bosio di dare nuova vita al primo allestimento di Aida del 1913 partendo proprio dai bozzetti originali dello scenografo Ettore Fagiuoli, un’approccio attento al passato che costituisce un valore inestimabile soprattutto per le nuove generazioni che si avvicinano al mondo dell’opera.
Un lavoro filologico fondamentale: oltre ai bozzetti, ha raccolto testimonianze, foto d’epoca, articoli, note di sartoria, ricostruendo quel sapore unico dell’esotico riletto attraverso il gusto Art Nouveau che non è solo storia del teatro, ma anche storia di costume, architettura, design, moda e in generale arti applicate quanto mai attuali per il gusto d’oggi.
Quest’anno l’Edizione Storica 1913 di Aida trova spazio nel cartellone areniano per 16 serate (dal 22 giugno fino a concludere il Festival il 7 settembre) in una versione che si arricchisce di alcune novità scenografiche.
De Bosio ha approfondito ulteriormente le indagini sui documenti originali e si è convinto della necessità di rivisitare parzialmente la scena del secondo quadro del primo atto “il tempio” e del terzo atto “il Nilo”. Sono soluzioni non solo esteticamente più accattivanti, che certamente il pubblico amerà, ma anche filologicamente più aderenti allo spirito del mondo egiziano che Giuseppe Verdi ed il librettista Antonio Ghislanzoni hanno riscoperto e proiettato nella modernità.
Anche sotto il profilo delle luci sono state apportate delle novità: De Bosio è infatti parzialmente intervenuto sul disegno luci grazie al sostegno decisivo del suo storico collaboratore areniano Paolo Mazzon, affinché tale affresco storico sia sempre più godibile ed affascinante agli occhi del pubblico.
Uno degli elementi di novità riguarda l’utilizzo di nuovi apparecchi illuminotecnici: moving light da 1700w, che permettono di intensificare in maniera significativa la luminosità.
Il Messaggero